Un signor nessuno – o quasi – come sub commissario. Con lo scopo di ottenere la presidenza dell’Inps dopo le elezioni europee.
Dopo un mese senza guida è stato finalmente firmato il decreto interministeriale Lavoro-Economia (era stato Tria a bloccarlo a lungo sia per ragioni politiche che di compensi dei due commissari) che nomina Pasquale Tridico commissario dell’Inps fino a quando non verrà messa a punto la nuova governance che prevede il ritorno al consiglio di amministrazione che cancella «l’uomo solo al comando» del periodo Boeri.
A fargli da sub-commissario al posto di quel Mauro Nori che ieri si è chiamato fuori, la Lega ha scelto l’anonimo Adriano Morrone, «dirigente di seconda fascia». «Ho dato la mia piena disponibilità a lavorare per l’Istituto così come ho sempre fatto», lo ha detto Adriano Morrone, appena nominato a vice commissario dell’Inps. Morrone, 51 anni è dirigente di seconda fascia dell’Inps, ex direttore generale dell’Enpaia – l’ente previdenziale per gli addetti all’agricoltura dal quale uscì con conseguente causa legale – e docente a contratto della Luiss.
Il nome è figlio dell’indicazione dello stesso Nori – «ottima scelta», ha subito commentato – di cui fu capo segreteria nel periodo da direttore generale.
È ancora in alto mare l’emendamento al decretone Reddito-Quota 100 che prevede il ritorno alla figura del vicepresidente dell’Inps. Un emendamento che rischia di non vedere mai la luce proprio per volontà della Lega. La strategia di Salvini infatti è quella di aspettare le Europee e, forte dei successo assicurato dai sondaggi, chiedere la presidenza dell’Inps senza alcun vicepresidente. In questo scenario Tridico – fino ad oggi entrato alla sede centrale dell’Eur come «visitatore» – rimarrebbe a capo dell’istituto solo qualche mese, seppur potendo gestire l’avvio del «suo» reddito di cittadinanza. Il decreto senza emendamento prevede che il nuovo «consiglio di amministrazione dovrà essere composto dal presidente dell’Istituto, che lo presiede, e da quattro membri scelti tra persone dotate di comprovata competenza e professionalità nonché di indiscussa moralità e indipendenza».
La partita dunque rimane politica e tutta interna alla lotta delle poltrone tra Lega e M5s che bocciò la nomina di Nori come commissario. La vendetta leghista è già pronta.