Tutto comincia qualche anno fa dalla passione di un gruppo di giovani, ancora al liceo, e dal loro desiderio di riaccendere dei luoghi di incontro intorno a progetti comuni nella città che abitano, Venezia, a partire dal cinema. Non che gli eventi manchino, basta pensare alla Mostra, quello di cui sentivano il bisogno era però una continuità di proposte e di presenza sul territorio.

DA QUI È NATA ora Rete Cinema in Laguna che riunisce associazioni culturali, giovani professionisti dell’audiovisivo che vivono e lavorano a Venezia, e che nel corso dell’anno si occupano di promozione, programmazione e produzione di cinema indipendente. «Quando si è giovani in un posto come Venezia si sente molto di più la necessità di un punto di riferimento. Ci sono diverse situazioni attive ma specie se sei uno studente delle superiori non sai dove cercare. La nostra idea era quella di creare un ambiente intorno al cinema – e non solo – in cui incontrarsi, dove costruire delle relazioni professionali» dice Francesco Lughi, 26 anni, che di Rete Cinema in Laguna è il vicepresidente – la presidente è Gaia Vianello – e con il Cineclub Venezia, una delle associazioni che ne sono promotrici insieme a Icine- Magazzino del Cinema, Ginko Film – cura una ricca programmazione cittadina. «Sono nato qui e mi sono sempre interessato al cinema, però le politiche locali giovanili non sono molto attente. Così finite le superiori abbiamo riunito un gruppo di amici e colleghi per fare qualcosa che non fossero solo delle proiezioni, ma anche workshop di regia, casting, sceneggiatura. Il Cineclub è per noi un centro di promozione cinematografica e non solo di visione».

Ma torniamo a Rete Cinema in Laguna che ha lanciato quest’anno il suo primo festival, InLaguna Film Festival, previsto per il 28 e il 29 agosto presso Cosmo (Campo San Cosmo, Giudecca): due giornate di proiezioni e di incontri tra autori e professionisti accordate all’obiettivo di pensare a uno spazio comune. Tra i nove titoli del concorso ci sono An Unusual Summer di Kamal Aljafari (premio della giuria a Filmmaker festival 2020), regista palestinese che vive tra Berlino e Palermo, e che nell’uso di materiali d’archivio restituisce storie intime e universi collettivi cancellati. E poi Pyrale di Roxanne Gaucherand, una storia di amori adolescenti e A Metamorfosos dos Passaros di Catarina Vasconcelos, il rapporto tra padre e figlia attraverso i riflessi di più generazioni. Scegliere, spiega ancora Lughi, non è stato semplice specie perché la pandemia ha paralizzato tutto per oltre un anno creando un «effetto ritardo» sui film. L’idea che hanno seguito è stata quella di puntare su delle opere «indicative» del 2020, che fossero cioè particolarmente significative per i selezionatori e al tempo stesso esprimessero «le tendenze dell’anno».

NEGLI INCONTRI sono previsti una tavola rotonda con le maestranze del cinema venete a partire dalla crisi del settore causata dal Covid, un panel con Jacopo Chessa direttore della Film Commission Veneto sulle iniziative ideate per favorire la produzione cinematografica nella regione. Poi un incontro con le realtà cinematografiche veneziane, da Circuito Cinema alle associazioni come Isola Edipo e Quarta Parete. E a sottolineare appunto questa esigenza di costruire un «network» sempre più ampio va anche il coinvolgimento nell’organizzazione del festival di altre associazioni veneziane, dai volontari che si occupano della cura dell’ambiente ai ristoratori (col progetto EatArt) che curano il catering riutilizzando le eccedenze degli agricoltori o dei mercati rionali per ridurre lo spreco alimentare in città.
La scommessa è anche quella di riprendere in mano una serie di iniziative interrotte all’improvviso dal Covid, nel caso per esempio di Cineclub Venezia, l’autunno dello scorso anno insieme a Icine c’era stata la rassegna «Rebels from the East», una serie di film tra est e ovest Europa ai tempi del Muro, annullata dalla chiusura degli spazi culturali. «Stare fermi così a lungo ci ha dato la possibilità di riflettere, persino troppo, su come andare avanti» spiega ancora Lughi. Rete Cinema in Laguna è un’idea nata proprio durante la prima quarantena da Gaia Vianello, grazie a un anche a un bando di crowfunding promosso da Zalab, l’associazione di Andrea Segre,per il quale Vianello ha cercato la collaborazione con le associazioni attive localmente.

IL FESTIVAL sembra un po’ uno sviluppo conseguente del progetto e respira al tempo stesso il nuovo fermento artistico della città dove in attesa della Mostra del cinema – che aprirà l’1 settembre – sono in corso diverse rassegne molto specifiche, legati cioè al luogo, alle sue caratteristiche, a referenti cittadini come Cinema Galleggiante, proiezioni sull’acqua, e Barchini. Lo scorso anno, in agosto, Cineclub Venezia e altri avevano organizzato una proiezione-evento del Terrorista di de Bosio in Campo Junghans, e con lo stesso gruppo allargato si sono ritrovati alla riapertura per il festival. Nel futuro dice Lughi ci saranno nuove iniziative come 6X6 un progetto che inizia adesso, con la masteclass di Kamal Aljafari, e che coinvolgerà altri artisti in site specific della città su diverse proposte. Altri segnali di una vitalità che apre al futuro.