L’anno scolastico è finito, ma la stagione dei riformatori della scuola non conosce tregua. L’estate del 2014 verrà ricordata per i monologhi del sottosegretario Roberto Reggi, già sindaco per 10 anni a Piacenza, sull’aumento a 36 ore dell’orario di lavoro dei docenti e sull’allungamento dell’orario di apertura degli istituti scolastici. Propositi di riforma dell’universo annunciati con la tradizionale intervista a tutto campo sul quotidiano di riferimento del centro-sinistra, smentita, perfezionata, ritrascritta nei giorni successivi. Nel silenzio del ministro Stefania Giannini (nella foto), un po’ in ombra dopo il risultato di Scelta Civica alle europee, da giorni la scuola italiana è soffocata da un polverone che ha preoccupato sindacati e insegnanti. E i precari ai quali Reggi sembra avere detto di volere cancellare le supplenze brevi per darle ai docenti di ruolo.
Ieri sera si è appreso, stavolta dall’Ansa, che un «pacchetto di interventi» arriverà sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Considerati i precedenti, e tenendo presente che la capacità dell’esecutivo Renzi di presentare atti legislativi organici e razionali non è esattamente una sua peculiarità, come ha compreso il Quirinale in occasione della riforma «epocale» della pubblica amministrazione, è consigliabile aspettare perlomeno la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di quanto verrà deciso.
Al «pacchetto» di mischia per riformare la scuola avrebbero lavorato per alcuni mesi – si apprende dall’Ansa, non da Reggi – due gruppi di lavoro. Gli interventi riguarderebbero la formazione, il reclutamento e la «valorizzazione» della professionalità degli insegnanti. È il «piano scuola» promesso da Renzi, subito dopo il piano sull’edilizia scolastica, per il quale disse di avere stanziato 3,7 miliardi, in seguito ridotti a 244 milioni divisi tra il 2014 e il 2015.
La stella polare è sempre l’impegno di aumentare a 36 ore settimanali il lavoro dei docenti. Reggi ha voluto precisare di non avere sostenuto di raddoppiare l’orario di lavoro, «ma solo di differenziare i carichi di lavoro nell’ambito degli orari previsti e che già oggi molti fanno».
È quanto sostenuto, sin dall’inizio del suo mandato, da Giannini ed è un’idea fissa sin da quando un commando di neoliberisti si è impadronito del Miur con il progetto di introdurre la «meritocrazia» nella scuola. In realtà si vuole solo differenziare i salari tra i docenti, mettendoli in competizione, gravandoli di incombenze burocratiche derivanti dai crescenti carichi di lavoro legati alla psicosi valutativa che, a partire dai test Invalsi, sta sommergendo anche la scuola. I «riformatori» vogliono arrivare ad un «contratto flessibile», basato sui carichi di lavoro e non più sull’anzianità di servizio, attribuendo bonus produttività sul modello manageriale che si è impadronito della scuola. In questo modo anche il governo Renzi vuole superare «l’attuale dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto e arrivare a un organico funzionale».
Quanto alle scuole aperte dalle 7 alle 22, e 11 mesi su 12, si tratta di capire chi metterà il lavoro. L’impianto del governo sembra essere chiaro. Non sarà probabilmente il personale Ata a tenere aperte le scuole, di notte e d’estate, ma saranno privati, associazioni e i volontari (la figura emergente nel lavoro in Italia: chi lavora gratis «per la comunità») a farlo. A tutti gli effetti, sempre che venga realizzata, la riforma potrebbe essere la «svolta» di Renzi: la privatizzazione del lavoro pubblico per eccellenza, quello scolastico. Immancabile è il riferimento al «modello tedesco» della scuola.

Non si tratta di un omaggio calcistico alla super-potenza europea, è un’aspirazione ideologica. L’alternanza «scuola-lavoro» significa professionalizzare l’insegnamento, impendendo alla scuola di esplicitare la sua funzione di «ascensore sociale».

Stamattina, infine, è intervenuto il ministro dell’Istruzione Giannini che ha negato l’ipotesi che nelCdm si parlerà dell’aumento di ore dei docenti. Giannini, in compenso, ha precisato che si discuterà delle norme sul processo di autovalutazione delle scuole. Da settembre un regolamento dovrebbe essere applicato in tutti gli istituti. Alla base ci saranno i test Invalsi, valutazione interna alle scuole e sistema di ispezione.

Il sindacato Gilda è sul piede di guerra, mentre l’Unicobas ha indetto per il 14 luglio un sit-in sotto al ministero a Roma e ha invitato gli altri sindacati a una controffensiva unitaria. Il segretario Flc-Cgil Pantaleo ha dichiarato che aprira’ la stagione delle mobilitazioni dei lavoratori della scuola, dell’universita’, della ricerca e dell’afam a partire dal sostegno alla manifestazione del 15 luglio a piazza Montecitorio.

Sarà l’estate più calda della scuola italiana.