Tra dichiarazioni e atti di ostilità di ogni genere, non si apre certo in maniera tranquilla il nuovo mandato presidenziale di Nicolás Maduro, che oggi presterà giuramento dinanzi al Tribunale supremo di giustizia.

MA SE QUESTO 10 GENNAIO è stato atteso dagli antichavisti quasi come il giorno dell’Apocalisse, in realtà sono in molti a scommettere che, ancora una volta, non succederà niente. Che, cioè, non ci sarà né un colpo di Stato, né una guerra civile e neppure un’invasione militare.

Di scontato c’è, naturalmente, il mancato riconoscimento di Maduro da parte di Stati uniti, Gruppo di Lima e anche Unione europea, motivato dalla presunta illegittimità della rielezione di Maduro (avvenuta il 20 maggio del 2018 con più di 6 milioni di voti) in quanto frutto di un processo elettorale non in linea con gli standard internazionali di libertà, equità e trasparenza.

E ciò malgrado le presidenziali – anticipate proprio nell’ambito dei negoziati fatti saltare dall’opposizione all’ultimo minuto – si siano svolte con la partecipazione di candidati oppositori e con gli stessi parametri seguiti per le elezioni parlamentari del 2015, quando a nessuno passò per la testa di contestare la legittimità della vittoria delle destre.

IN QUESTO QUADRO, l’aspettativa delle forze ostili a Maduro è che l’Assemblea nazionale, controllata dall’opposizione (ma spogliata nel 2016 dalla Corte suprema di ogni attribuzione costituzionale, a causa del suo rifiuto di destituire tre parlamentari accusati di voto di scambio), si decida a dar vita a un governo provvisorio, il quale riceverebbe la benedizione immediata degli Usa e dei loro alleati. O, in alternativa, che sorga un governo parallelo fuori dal paese – sul modello del Tribunale supremo in esilio nominato dal Parlamento nel 2017 – capace di offrire una sponda per un possibile intervento militare.

In ogni caso, l’opposizione, riunita nel Frente Amplio Venezuela Libre (nato dalle ceneri della Mesa de la Unidad Democrática), non sembra in grado di assumere l’iniziativa. Per quanto il nuovo presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, del partito di estrema destra Voluntad Popular, lanci proclami incendiari contro il governo, in realtà l’opposizione continua ad apparire debole e divisa, tanto nei modi quanto nei contenuti come pure rispetto ai nomi dei possibili sostituti di Maduro, e priva di qualsiasi legittimità che non provenga dal consenso delle élite mondiali.

D’ALTRO CANTO, per il governo bolivariano, i principali rischi restano legati alla gravissima situazione economica del paese: la recessione e l’iperinflazione, provocate tanto dalla guerra economica quanto dagli errori e dalla debolezza del governo, non accennano a calare, polverizzando salari e pensioni; mancano alimenti e medicine, che il paese non può importare a causa dell’embargo finanziario; la speculazione e il contrabbando non vengono adeguatamente contrastati e la lotta alla corruzione, che in Venezuela è sistemica, non ha prodotto ancora i risultati sperati. Benché, a conferma della gravità del problema, proprio l’offensiva contro i corrotti figuri fra le tre linee di azione indicate da Maduro per il 2019, dopo la lotta contro golpismo e imperialismo e il rafforzamento del «Piano di ripresa, crescita e prosperità economica», finora rimasto ben al di sotto delle aspettative popolari.

IL PERICOLO è allora quello di una crescente disaffezione politica, compensata finora – ma fino a quando? – da un’ancora ampia base chavista, come hanno in fondo confermato anche le ultime elezioni del 10 dicembre, con la vittoria delle forze bolivariane in oltre 300 municipi su 335 e un’astensione alta (72,6%) ma minore di quella registrata nelle analoghe elezioni del 2005, quando arrivò al 78% (malgrado il contesto più favorevole e la partecipazione di tutta l’opposizione).

È in tale scenario che Maduro giurerà oggi dinanzi al Tribunale supremo di giustizia, per poi ottenere domani il riconoscimento dell’Assemblea nazionale costituente (a cui sono subordinati tutti i poteri dello Stato), dinanzi alla quale presenterà il Plan de la Patria 2019-2025.