Nemmeno l’instancabile, atletico, professionismo e il sorriso perfetto di Tom Cruise salvano quest’ennesima incarnazione di La mummia dalla sua confusa, costosa, frenetica e anonima mediocrità.
Da un sepolcro dei crociati, alla Londra del 21esimo secolo, a una principessa maledetta nell’antico Egitto a un cacciatore di demoni che si chiama Dr. Jekyll (Russell Crowe): l’ultimo veicolo di una star ancora popolarissima all’estero ma meno elettrizzante negli States (dove, nel week end d’apertura, The Mummy è stato polverizzato da Wonder Woman) conferma lo scarso interesse della Universal a investire energie veramente creative, o originali, nei reboot delle sue proprietà storiche, legate al mitico ciclo dei mostri varato dallo studio negli trenta, sotto l’ala di Karl Laemmle Jr.

Preceduto da dimenticabilissimi pseudo-remake, come Wolf Man, Van Helsing, Dracula e di un The Mummy del 1999, con Brendan Frazer, il ciclo dei mostri (Dracula, Frankenstein, l’uomo lupo, il mostro della laguna nera…) sarà rilanciato in chiave nuova sotto un’etichetta tutta sua, Dark Universe, di cui questo The Mummy è il primo titolo. Inspiegabile perché lo studio non affidi questi suoi tesori a registi e sceneggiatori che si sono formati amando quei classici horror: George Romero, John Landis, Guillermo Del Toro, Joe Dante, John Carpenter…La lista è molto lunga.