Il «controsemestre popolare» è iniziato ieri a Roma con una manifestazione di 8 mila persone, una stima fatta dagli organizzatori, che hanno sfilato da piazza della Repubblica fino a piazza Santi Apostoli dietro lo striscione «Rottamiamo Renzi e i trattati dell’Unione Europea».

A poche ore dall’insediamento del presidente del Consiglio alla guida del Consiglio europeo, per un ampio cartello composto – tra gli altri – dall’Unione sindacale di base (Usb), Rifondazione Comunista, il movimento per l’acqua pubblica, la rete dei comunisti, Ross@ e la minoranza Cgil «Il sindacato è un’altra cosa», il corteo è stato «il primo tassello di sei mesi di contestazioni». Una manifestazione, si legge sul sito «Contropiano», contro l’Unione Europea intesa come un «super-stato in formazione con metodi dispotico-oligarchici», distinta dall’Europa come insieme di «popoli e spazio geografico-culturale comune». Una differenza ribadita nel corteo aperto da esponenti della carovana dei migranti e dei rifugiati provenienti da Bruxelles.

Accolto da una campagna mediatica allarmistica sugli «antagonisti spaccavetrine», in realtà il corteo si è svolto pacificamente, con numeri risicati, in un sabato pomeriggio di gran caldo. «Era difficile manifestare, oltre tutto per chi va contro l’onda renziana che travolge tutto c’è la censura – ha detto dal camion della manifestazione Giorgio Cremaschi di Ross@ – Da oggi contro il governo Renzi e il trasferimento in Italia del governo della signora Merkel, comincia un’opposizione continua che andrà avanti per tutto il semestre. Con lotte e mobilitazioni contesteremo alla radice il falso ideologico che si sta costruendo ai danni dei lavoratori italiani, la seconda cavia d’Europa dopo la Grecia».

«È chiaro che avrebbero dovuto partecipare tutti quelli che sono contro Renzi – ha aggiunto Cremaschi in una dichiarazione al quotidiano online “Contro la crisi” – E che non ci sono. Questo vuol dire che dobbiamo prendere il toro per le corna e affrontare le differenze che pure ci sono, chiudendo con l’eccessiva concorrenzialità nella sinistra antagonista e che non ci possiamo permettere».

Alla testa del corteo, scortato da uno schieramento di forze di polizia che hanno sperimentato l’uso di telecamere per riprendere possibili scontri, c’era anche il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero. «Renzi sta facendo un enorme teatro privo di qualsiasi contenuto – ha detto – ha ottenuto un accordo con Juncker peggiore di quello concesso quatrro mesi fa: non ha ottenuto nulla, lasciando fiscal compact e flessibilità sostanzialmente immutate».

Tra Merkel e Renzi, ha aggiunto Ferrero, ci sarebbe «un gioco delle parti tra poliziotto buono e poliziotto cattivo. Il nostro Paese non è una schifezza. La colpa non è della Merkel: deriva dalle scelte rigoriste, non da condizioni strutturali italiane».

Marco Ferrando, portavoce del partito comunista dei lavoratori, di essere «contrario all’Unione europea, senza alcuna illusione che si possa riformare». Un’opposizione che non vuole il ritorno alle monete nazionali o la creazione di un blocco composto dai capitalismi mediterranei in funzione antitedesca. «L’unica alternativa è anticapitalista e socialista – precisa Ferrando – l’opposizione non si costruisce accodandosi ai giornalisti liberal-democratici di Repubblica. La si può fare solo a partire da una demarcazione di classe. Anche se modesto in termini quantitativi, il corteo è stato importante perchè è stata la prima manifestazione classista contro il governo Renzi


Nutrito lo spezzone dell’Usb dietro lo striscione di apertura che era accompagnato dal simbolo del gufo, un rovesciamento ironico di un’espressione usata dal presidente del Consiglio con la quale ha invitato il Pd all’unità per le elezioni europee.

Al termine del corteo, una delegazione di circa 200 persone ha tentato di raggiungere la sede della rappresentanza della Commissione europea in via IV Novembre, ma è stata respinta da un servizio d’ordine compatto.