«Pensare». Si concludeva con questa parola un articolo di Alberto Asor Rosa sul manifesto di qualche giorno fa. Il suo ragionamento sul futuro della Lista Tsipras e della sinistra di alternativa era molto semplice, guardava al merito.

Considero il successo della Lista Tsipras figlio legittimo delle sconfitte della “Sinistra Arcobaleno” e di “Rivoluzione Civile”. Senza quelle esperienze e senza le correzioni dovute non ci sarebbe stata la Lista Tsipras, almeno non nelle forme in cui l’abbiamo conosciuta. Non aggiungo altro sull’esperienza del passato perché oggi dobbiamo guardare avanti. Ma sia i garanti che le forze politiche che hanno aderito al progetto sapevano che forse questa era una delle ultime occasioni di sopravvivenza e di rinascita. Anche sui territori la voglia di unità, e il conseguente lavoro unitario, sia pure tra mille fibrillazioni, è stata figlia delle divisioni delle precedenti esperienze, che non bisognava ripetere.

Dopo le elezioni, invece, stiamo vivendo un comprensibile periodo di disordine.In questa fase non sta aiutando il travaglio di Sel. Rispetto molto il loro dibattito perché ne percepisco la passione di dirigenti e militanti che provano a fare sintesi su due posizioni politiche oggi contrapposte: con il Pd per un nuovo centrosinistra o alternativi al Pd per contribuire alla costruzione di un soggetto politico altro. A mio parere tertium non datur, ma è giusto che discutano. Questo però mina la tenuta del progetto con un pericolo assai serio, che sui territori molti perdano l’entusiasmo conseguente il successo elettorale. Spero decidano in fretta.

Noi possiamo portare un elemento di chiarezza e dare una mano a chi è indeciso. Mi riferisco a Sel ma anche a tante altre associazioni e movimenti che non hanno aderito in un primo momento alla Lista Tsipras e che ora guardano a quell’insieme di valori con interesse. Segniamo una strada da percorrere per convincere a salire sulla nostra nave chi ancora non c’è.

E torno alla proposta di Asor Rosa il quale indica un mare sicuro, al di là delle formule organizzative, quello di dieci-dodici punti di programma in cui si spieghi perché si sta insieme e perché lo si fa qui e ora. Che poi non è altro che quel che ha detto più volte Tsipras: partiamo dalle cose che ci uniscono.

Potrebbe essere questo il tema principale dell’assemblea del prossimo 19 luglio, senza parlarci troppo addosso di artificiose forme organizzative. In fondo, trovare dei punti condivisibili, cioè «pensare», per dirla ancora con le parole di Asor Rosa, è la cosa che alla sinistra riesce probabilmente meglio di altro e forse meglio che agli altri.

Io di questi punti ne propongo un paio.

Il primo è un grande piano per il lavoro, alternativo alla controriforma renziana figlia della controriforma Fornero. Su questo il movimento che presiedo, “Azione civile”, sta già preparando una proposta innovativa pronta ad essere messa a disposizione della Lista Tsipras.

La seconda proposta è una guerra spietata al fenomeno della corruzione, affinché si affronti, come si è fatto con la mafia, anche questo problema con una cura da cavallo. È un’emergenza che ci costa 60 miliardi di euro l’anno, secondo alcuni studi anche più di 100. E noi abbiamo pronto un articolato progetto di legge che prevede la confisca dei patrimoni dei corrotti da immettere nel circuito dell’economia della legalità.

E l’organizzazione?

Sarà giusto parlare anche di questo nell’assemblea del 19, serve un organismo snello e provvisorio ma non la considero una priorità. Un organismo provvisorio serve per traghettarci verso quella che sarà, in futuro, una fase più strutturata, ma solo quando sarà a tutti chiaro perché stiamo insieme e per fare cosa e come costruire una coalizione sociale per un polo politico nuovo e alternativo a quelli oggi in campo.