Le funicolari continuano a mietere vittime in Calabria. Impianti di risalita chiusi tra i monti della Sila, a 24 ore dalla morte sul lavoro dell’ingegnere Alessandro Marcelli, ucciso domenica dalla cabinovia di cui stava verificando i sistemi di funzionamento e sicurezza. Marcelli era direttore degli impianti di Lorica e Camigliatello. Nei prossimi giorni bisognerà capire chi si assumerà la responsabilità di sostituirlo e rimetterli in funzione. Sono in corso indagini per stabilire le cause dell’incidente. Marcelli aveva 60 anni. Ne aveva invece 31 l’operaio Enzo Bloise. Nel dicembre del 2016 si trovava all’interno di un cestello che si staccò dai cavi. Precipitò da 20 metri insieme a un suo collega che rimase gravemente ferito su questi stessi monti di Lorica. Intanto sull’estremità meridionale dell’Appennino calabro, in Aspromonte, qualcuno progetta la costruzione di un’altra funicolare. Le pareti montuose son ancora annerite dalla fuliggine di agosto.

La lunga estate di fuoco resta ancora viva nei ricordi dei pastori e contadini. Tra qualche mese, quando le temperature risaliranno e i venti caldi dell’Africa soffieranno di nuovo impetuosi, la piaga degli incendi tornerà purulenta. In questi mesi poco e niente è stato fatto in pianificazione e prevenzione. La lezione non è bastata. A queste latitudini si preferisce parlar d’altro. Su tutti, il progetto di una funivia con la quale si vorrebbero collegare, con velocità da catapulta, vale a dire in sedici minuti, San Carlo di Condofuri e Roccaforte del Greco, nella bellissima Valle dell’Amendolea. Il progetto, che costerebbe la modica somma di 40 milioni, è stata accolto dal dissenso espresso da un nutrito gruppo di associazioni locali, unite dalla volontà di “difendere l’integrità territoriale”. Una infrastruttura funicolare, con quattro “torri” e tre “terminal” da spalmare lungo sedici chilometri della vallata, impatterebbe su un’area incontaminata, sventrandola e snaturandola.

La vallata dell’Amendolea deve il nome all’omonima fiumara che scende al mare dalla montagna aspra, ricca di gole e calanchi. Attraversa i meravigliosi boschi dell’Aspromonte ed è alimentata dal Menta, oggi sbarrato da una grandiosa quanto inutile diga che doveva fornire acqua potabile alle case di Reggio Calabria. Dopo le meravigliose cascate del Maesano nell’alta valle, seguono i meandri che s’insinuano tra i rilievi del massiccio per poi sfociare nel mar Jonio presso Condofuri, dove la fiumara alimenta di terra fertile la rigogliosa valle. Il viaggio lungo l’Amendolea mostra come la storia degli insediamenti montani si assomigli tutta e così pure il destino della loro gente: il villaggio “fantasma” di Amendolea, in posizione panoramica, pesantemente danneggiato dai terremoti del 1783 e del 1908, subì il colpo di grazia con l’alluvione del 1956. Anche qui come a Roghudi la collina instabile degrada verso la fiumara. Ma uno degli sfaldamenti più pericolosi è quello di Colella, costituito dai detriti e dai massi di formazione metamorfica del Paleozoico che ingombrano l’ampio alveo dell’Amendolea, formando una delle frane attive più grandi dell’intero continente. Si trova nel comune di Roccaforte del Greco, a pochi chilometri da Roghudi, e appare come un’intera montagna che scivola inesorabilmente a valle. È in questa area tanto affascinante quanto fragile che gli alfieri della funicolare vorrebbero costruirvi l’opera.

Le associazioni, di fronte all’osservazione dei promotori, segnatamente i sindaci di Roccaforte e Roghudi, secondo la quale non si può criticare un progetto senza prima conoscerlo, hanno dichiarato di ritenere necessaria soprattutto la critica all’idea stessa che ha ispirato gli autori e i committenti, “come sarebbe stata criticabile l’idea di costruire un albergo a otto piani nei dintorni di Bova o una riproduzione della torre Eiffel in cima a Pietra Cappa. Le osservazioni tecniche al progetto, quando sarà acquisito tramite accesso agli atti – hanno precisato – sono già pronti a farle la Società dei territorialisti, la Stazione ornitologica calabrese e gli attivisti della LIPU e di Legambiente. Senza contare che il Parco d’Aspromonte, il cui attuale silenzio è davvero inconcepibile, prima o poi dovrà svolgere i compiti di tutela del territorio di sua pertinenza assegnatigli dal nostro ordinamento”.

Tra i comitati firmatari del documento contro il progetto di funicolare, anche il consorzio Equosud che da anni promuove tour nei “percorsi resistenti” dell’Amendolea e distribuisce nei Gruppi d’Acquisto Solidale i prodotti locali della valle. Ironico il commento di Mimmo Tramontana: “Visto che si sta riproponendo pure la sciagurata idea di costruire il ponte sullo Stretto, al posto della funivia potrebbero prolungare il ponte verso oriente, magari costruendo un maxipilone, uno di quelli che piacciono tanto alla classe politica calabrese, così collegherebbero l’area grecanica direttamente alla Sicilia”.