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Infuriano i combattimenti, ospedali al collasso: 430 i morti di colera in un mese

Infuriano i combattimenti, ospedali al collasso: 430 i morti di colera in un meseUna casa danneggiata negli scontri a Omdurman – Zuma/Mohamed Khidir

Conflitto in Sudan L’Onu chiede «rapide soluzioni» per la sorte dei civili

Pubblicato 7 giorni faEdizione del 27 settembre 2024

L’Unione Africana (Ua) ha richiesto questo martedì la «cessazione immediata» dei combattimenti a el-Fasher – l’unica capitale dei cinque stati del Darfur a non essere nelle mani dei paramilitari delle Rsf – diventata ormai l’epicentro del conflitto che vede contrapposti l’esercito sudanese (Fas), guidato dal generale Abdel Fattah Al-Burhan, alle Forze di Supporto Rapido (Rsf) del generale Hamdane Dagalo (detto Hemetti).

DA MESI la sorte di el-Fasher – città con 2 milioni di abitanti di cui 900mila profughi – preoccupa la comunità internazionale. Dalla scorsa settimana una nuova controffensiva delle Rsf vede «centinaia di migliaia di civili e profughi minacciati da bombardamenti e combattimenti di casa in casa», come ha detto il presidente dell’Ua, Moussa Faki Mahamat, richiedendo un «immediato cessate il fuoco umanitario per la tutela dei civili inermi». Attenzione sulla «catastrofe in Sudan» anche da parte dei diversi Stati membri durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: l’inviata Onu per il Sudan, Clementine Nkweta-Salami, ha esortato la comunità internazionale a «trovare rapide soluzioni sulla sorte di milioni di persone che affrontano il peso del conflitto». Il segretario generale Onu, Antonio Guterres, ha incontrato mercoledì il generale Al-Burhan a margine dell’Assemblea, e ha espresso «la sua profonda preoccupazione per l’escalation del conflitto», indicando la «necessità di un cessate il fuoco immediato, duraturo e di un accesso umanitario senza ostacoli». Entrato nel 16°mese di guerra, il conflitto ha causato la morte di 28mila civili – alcune fonti stimano fino a 100mila vittime – e ha provocato un esodo di oltre 11 milioni di profughi, interni o accolti nei paesi confinanti, con solo il 15% delle risorse umanitarie finanziate e meno del 5% distribuite. In risposta alle atrocità in corso in Sudan, lo scorso mese l’Onu e Human Rights Watch (Hrw) hanno richiesto il rispetto dell’embargo sulla fornitura di armi – in particolare nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, della Libia orientale, guidata dal maresciallo Haftar, e del Ciad – e l’invio di «una missione sotto l’egida dell’Unione Africana» per la «protezione dei civili, il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani e la fornitura di aiuti umanitari». Proposta rifiutata dal generale Al-Burhan perché considerata un’«ingerenza negli affari interni del paese».

I COMBATTENTI infuriano in tutto il Sudan, con i civili che quotidianamente continuano a pagare il prezzo più alto. Questa settimana si sono intensificati nel Sennar a Sinjah, nella città di al-Damazin – capitale del Darfur orientale, considerata una roccaforte delle Rsf – e nello stato di al-Jazirah, con nuove denunce di violenze contro i civili nell’area di Abu Gouta, dove i miliziani di Dagalo hanno saccheggiato gli aiuti umanitari e costretto alla fuga almeno 10mila civili. Mercoledì l’esercito sudanese ha lanciato un’importante offensiva contro le Rsf nella capitale Khartoum, prendendo di mira diverse aree controllate dal gruppo paramilitare nel centro, ovest e sud della città. Come risposta le Rsf hanno ripetutamente colpito l’area del mercato di Sabreen a Omdurman – vicino alla capitale – suscitando «la condanna dei Comitati di resistenza e delle Ong» perché i bombardamenti hanno distrutto il mercato e i quartieri circostanti, lasciando almeno «15 morti, in prevalenza donne e bambini, e 61 feriti gravi».

A PREOCCUPARE la comunità internazionale è anche la situazione sanitaria nel paese, con l’80% degli ospedali ormai al collasso e senza medicinali. L’Unicef ha recentemente riferito che il Sudan si trova ad affrontare molteplici epidemie, tra cui «colera, malaria, dengue, morbillo e rosolia», stimando che 3,4 milioni di bambini sotto i cinque anni sono ad alto rischio di malattie epidemiche. Il Ministero della Sanità del Sudan ha riferito ieri di oltre 430 morti nell’ultimo mese a causa dell’epidemia di colera, mentre il numero dei contagi ammonta a circa 14mila casi.

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