Un’altra crisi nella crisi: il Libano rimane al buio. Se i problemi legati all’elettricità non sono una novità, nelle ultime tre settimane la situazione si è aggravata al punto da lasciare per ore il paese intero senza corrente elettrica. Il ministro dell’energia Ghajar aveva dichiarato venerdì scorso che entro 48 ore si sarebbe andati verso una normalizzazione, ma di fatto la situazione non è ancora migliorata. Tutt’altro.

IL PROBLEMA SAREBBE LEGATO all’arrivo il 25 marzo di carburante avariato fornito dalla compagnia algerina Sonatrach con cui il governo libanese ha un contratto dal 2005 in scadenza quest’anno. I giudici Nicolas Mansour e Ghada Aoun hanno nelle scorse settimane spiccato decine di mandati di arresto per politici e industriali libanesi con accuse di corruzione, tangenti e irregolarità varie.

Sono stati arrestati tra gli altri la direttrice generale per gli idrocarburi del ministero dell’energia Aurore Feghali – rilasciata poi su cauzione – e Tarek Fawas, rappresentante in Libano per la Sonatrach. Non sono mancate le polemiche. L’ex-premier Hariri ha accusato la giudice Aoun di essere politicizzata e al servizio del governo. L’ambasciatore algerino è stato convocato il 4 maggio dal ministro dell’Energia e il presidente algerino Tebboune ha fatto sapere attraverso il suo portavoce che si tratta di un problema tra «Libano e Libano» e non «Libano e Algeria».

LA COMPAGNIA PETROLIFERA statale algerina non è nuova a scandali giudiziari. Nel 2013 fu al centro di un processo per corruzione con Eni e nel 2018 ha destato sospetti agli occhi di analisti internazionali l’acquisto della raffineria di Augusta, in Sicilia, in condizioni di degrado e non redditizia, da cui sarebbe arrivato il carico in questione.

Ma è riduttivo dare la colpa all’Algeria. Il Libano versa quasi 2 miliardi di dollari ogni anno a Edl – Elettricità del Libano -, che ha i più alti costi di produzione al mondo, cifra non trascurabile se si pensa che l’ultimo bilancio libanese è stato di 4.3 miliardi. Pubblica a partecipazione privata e simbolo di corruzione e nepotismo, Edl non garantisce però la copertura del fabbisogno giornaliero. Una miriade di generatori a diesel privati vende allora elettricità a prezzi altissimi. Il risultato è un servizio scadente e una doppia bolletta. Il Caesar Act degli Stati uniti implementato il 17 giugno, che stabilisce sanzioni a chiunque faccia affari con la Siria di Bashar, ha dato l’ennesima stoccata al settore, visto che il Libano importa il 10% dell’energia dallo stato confinante. Con l’inflazione dell’80% della lira libanese nei confronti del dollaro, la situazione è divenuta insostenibile.

L’IMPATTO SOCIALE è stato devastante. Una per tutte, l’ospedale Rafiq Hariri, tra i pochissimi attrezzati per fronteggiare il covid, ha dovuto chiudere due delle sei sale operatorie per la mancanza di elettricità.

Il presidente Aoun ha approvato il 7 luglio il nuovo consiglio di Edl, sempre secondo quelle logiche di spartizione di potere contestate dai milioni di manifestanti scesi in piazza il 17 ottobre scorso chiedendo lo smantellamento del sistema settario, fonte di clientelismo e corruzione.

Nei giorni scorsi fuori la sede di Edl i manifestanti hanno evocato scene della guerra civile (1975-90), quando l’uso delle candele era all’ordine del giorno.

RILEGGENDO TRABOULSI, professore associato di storia e politica all’Università americana di Beirut, è impressionante notare le similitudini in materia economica e di politiche sociali tra gli anni precedenti la guerra civile e gli ultimi anni, a cui si sommano l’assenza oggi di rappresentanze sindacali, lo smembramento del settore pubblico e l’inasprimento delle lacerazioni sociali dovute alle politiche neo-liberiste degli ultimi trent’anni, le quali hanno privilegiato i settori edile e terziario, riducendo il Libano – tra i paesi più fertili dell’area – a importare l’80% del fabbisogno nazionale.

Il popolo libanese è piegato da inflazione, covid, crisi politica, alimentare ed energetica; le attività commerciali costrette a chiudere ormai non si contano. La tensione sociale, la rabbia, la disperazione sono fuori controllo e il buio nel quale il Libano è sprofondato va ben oltre la mancanza di elettricità.