Camici monouso indosso e cartelli in mano: migliaia di infermieri hanno manifestando ieri mattina nelle principale città italiane per lo sciopero nazionale indetto dal sindacato autonomo Nursind. L’astensione dal lavoro è stata decisa contro «condizioni di lavoro inaccettabili» e per «stipendi dignitosi». Iniziata alle 7, è durata 24 ore.

Sit in e manifestazioni in tutte le regioni. A Roma alcune centinaia di infermieri si sono dati appuntamento in via di San Nicola Dè Cesarini, l’area pedonale vicino Largo Argentina, a pochi passi dalla sede del Dipartimento della Funzione pubblica. «Non eroi ma professionisti» e «Siamo infermieri non prigionieri», alcuni degli slogan.

Tuta bianca da reparto Covid, mascherina incollata al viso e una flebo attaccata al braccio per lanciare un messaggio: «Ci state prelevando tutto, anche il sangue. Noi non ce la facciamo più, ci state dissanguando». Così a Milano davanti al Pirellone, sede del Consiglio regionale. Il personale manca, lamentano. Quello che c’è ha 50 anni in media ed è chiamato «a carichi di lavoro non più sopportabili». In cambio, «una busta paga che vanta il record di essere tra le più basse d’Europa».

«Un’adesione massiccia», commenta il Nursind, che sostiene di contare su 47.000 professionisti iscritti di cui 41.500 dipendenti pubblici. Secondo le prime stime degli organizzatori «l’adesione è già tra il 70 e l’80% dei lavoratori, al netto del personale contingentato», in quanto addetto a ricoprire i livelli essenziali di assistenza. «Sono saltate migliaia di prestazioni diagnostico-terapeutiche e ambulatoriali, in centinaia di sale operatorie non si sono svolti interventi chirurgici programmati, ma naturalmente emergenze e prestazioni essenziali sono state garantite», spiega il segretario nazionale, Nursind Andrea Bottega.

Ieri in piazza anche l’Usb per lo sciopero nazionale della sanità pubblica. Contemporaneamente alle manifestazioni nelle principali città italiane, a Roma si è svolto un presidio davanti al ministero della Salute. «Una delegazione Usb è stata ricevuta da una rappresentanza dell’Ufficio di gabinetto del ministro per un incontro da ritenersi positivo – fa sapere

il sindacato – . La delegazione ha illustrato le ragioni dello sciopero, chiedendo interventi certi per la rimozione dei vincoli assunzionali, l’internalizzazione dei lavoratori in appalto e interventi sul numero chiuso attualmente in essere per i percorsi di formazione. Sulle internalizzazioni, in particolare, Usb dice basta al sistema degli appalti, sistema che però non sarà smantellato finché dal ministero non arriveranno alle regioni, linee guida certe», conclude la nota.