La flat tax non convince la Confindustria, riunita a Rapallo per il meeting annuale dei giovani industriali, ma per il resto il presidente Vincenzo Boccia apre una linea di credito al governo del Cambiamento, chiedendo di avviare un confronto. Sono lontani i tempi della concertazione, come quelli dell’intesa con Renzi, e negli ultimi anni l’associazione si è molto ridotta di dimensioni, peso e influenza: ma è noto che il ministro Luigi Di Maio – non solo per le sue precedenti posizioni, ma anche per le delicate deleghe al Lavoro e allo Sviluppo – è interessato al dialogo con i ceti produttivi.

PROPRIO A DI MAIO, E AL presidente del consiglio Giuseppe Conte, Boccia ha lanciato l’invito a dialogare: «Mi sembra – ha detto – che il dibattito degli ultimi giorni ma anche le parole del ministro Di Maio vadano nella direzione di un confronto serrato e non dogmatico: è un elemento positivo». «Mi pare – ha quindi ripreso Boccia – che le parole di grande moderazione che sono state espresse sia dal premier, sia dal ministro Luigi Di Maio all’assemblea di Confcommercio, aprono un fronte di confronto».

L’attenzione degli industriali resta innanzitutto ancorata a due temi: la permanenza dell’Italia nell’euro e il controllo rigoroso dei conti pubblici. Tanto che sulle dichiarazioni del ministro agli Affari europei Paolo Savona, Boccia nota sollevato: «Mi sembra che abbiamo capito che non usciamo dall’euro, un fondamentale del Paese, e che vogliamo riformare l’Europa dal di dentro. Questo è un elemento di grande garanzia per tutto il Paese».

UN INVITO, QUELLO A rispettare i vincoli europei, che ieri era venuto anche dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenuto a Bologna a Repidee, la festa di Repubblica: «È improponibile e dannoso parlare di uscita dall’euro ma ci sono dei passi avanti che possono essere fatti – ha detto – La riforma fiscale non si fa dicendo “abbassiamo tutte le tasse e vediamo che effetto fa”. Bisogna capire modi e tempi». Senza dimenticare «i vincoli di bilancio».

Fatti salvi questi paletti, ribaditi per proprio conto da Bankitalia, gli industriali non disdegnano affatto una riforma fiscale, ma mettono in guardia dalle conseguenze dannose che potrebbe avere la flat tax. Boccia ha ripreso quanto detto venerdì da Alessio Rossi, presidente dei Giovani industriali: sulla flat tax «hanno ragione i Giovani Imprenditori – afferma il leader di Confindustria – Il senso è che bisogna evitare di aumentare il debito pubblico perché altrimenti diventa una nuova tassa sul futuro delle giovani generazioni».

«OCCORRE APRIRE UN confronto serrato e capire dove sono le risorse ma si può partire anche da alcune priorità – propone Boccia – Una delle grandi priorità è la riduzione del cuneo fiscale, cioè delle tasse per i lavoratori, e la decontribuzione e detassazione totale per un grande piano di inclusione dei giovani al lavoro che significa costruire una dignità del lavoro e più occupazione». «Del resto – sottolinea – la capacità di governo di un Paese si misura dalla maggiore occupazione, maggiore crescita, riduzione del debito, maggiore export e dall’accoglienza dei turisti».

Si sente l’eco delle passate politiche di centrosinistra – la Confindustria è stata forte sostenitrice non solo del Jobs Act, ma anche delle riforme istituzionali proposte dal Pd di Renzi – e bisognerà capire se idee sul fisco così differenti dalla flat tax – condivise peraltro in parte dai sindacati – potranno trovare ascolto. Intanto parta il confronto, chiedono da Confindustria: «L’appello che facciamo alla politica è: si cominci a lavorare nell’interesse del Paese. Ora Lega e M5S sono al governo del Paese, sono l’establishment, abbiamo bisogno di scelte coerenti».

IL DIALOGO, SECONDO Boccia, può partire «dal Patto della fabbrica siglato con i sindacati». Sull’Ilva, non ascoltare chi vorrebbe chiuderla, ma anzi bisogna «stendere tappeti rossi agli investitori stranieri». Quanto alle sanzioni alla Russia, «andrebbero tolte perché siamo un Paese che esporta, ma va fatto dentro una compagine europea, non da soli fuori dal club». Infine, sul salario minimo in realtà come Foodora o Deliveroo, «è una idea che come l’ha spiegata Di Maio in Confcommercio ci convince perché salvaguarda i contratti fatti dalle grandi organizzazioni di rappresentanza e mette una tutela rispetto a chi, invece, cerca delle scorciatoie di dumping».