Un anno fa, il 22 aprile del 2012, il calendario del campionato di serie A prevedeva una partita minore, Genoa-Siena. Allo stadio Ferraris, i padroni di casa dopo 49 minuti erano sotto di quattro gol, una situazione che comprometteva non poco la posizione occupata dalla squadra ligure in classifica, che vedeva il Genoa al quart’ultimo posto, in piena zona retrocessione. Il pubblico dei tifosi rossoblu manifestò tutto il suo malcontento e la situazione precipitò in pochi minuti, dalla curva partì un fumogeno che arrivò al centro del campo. L’arbitro sospese la partita per alcuni minuti, in attesa che il fumo si diradasse e si ripristinasse la visione di tutto campo per la ripresa del gioco. Nell’attesa, il capitano della squadra Rossi si avvicinò alla parte più calda degli spalti per parlare con i capi ultras, i quali ordinano al capitano di farsi dare le maglie di tutti i giocatori per consegnarle a loro, perché non erano degni di indossarla, cosa che i calciatori del Genoa fecero, perché si sentirono minacciati da quell’ordine, né valse a qualcosa l’entrata in campo del presidente del club rossoblu Preziosi, nel tentativo di placare gli animi, che fu subissato di fischi. Quell’episodio rappresentò un’umiliazione per tutti i calciatori della squadra rossoblu e al contempo fu l’espressione del potere incondizionato che hanno gli ultrà sulle società di calcio italiane.

Come avrebbero reagito nella patria del calcio, i tifosi inglesi innanzi alle disavventure calcistiche della propria squadra? Quelli del Nottingham Forest – team che da qualche anno milita nella seconda serie inglese, ma che ha conosciuto gli allori della Premier League e ha all’attivo due Champions conquistate in due anni di fila nel 1979 e nel 1980 – da anni sugli spalti o quando abbandonano lo stadio, dopo una pessima prova dei loro beniamini, usano un’espressione che di british non ha proprio nulla: «They’re not fit to wear the Garibaldi» (non sono fatti per indossare la Garibaldi). Un’espressione che fa parte del vocabolario comune di ogni tifoso del Nottingham Forest, dai bambini che vanno allo stadio con i loro genitori fino ai più anziani e che si tramanda tra generazioni da tempo immemorabile.

Ma che cosa c’entra Giuseppe Garibaldi, che non sapeva neppure lontanamente che cosa fosse il calcio mentre organizzava la spedizione dei Mille? Certo qualche legame si potrebbe anche trovare tra il nostro eroe nazionale e la squadra del Nottingham, a partire dalla maglia di colore rosso flanella, come la camicia indossata dai garibaldini. I 15 membri del comitato fondatore della squadra, nel lontano 1865 stabilirono all’unanimità, senza mezzi termini, che il colore della maglia dovesse essere «rosso Garibaldi» come si legge nello statuto fondativo, e così è ancora oggi. L’eroe dei due mondi è strettamente legato alla squadra del Nottingham Forest, ma nessuno fino a oggi ha mai saputo il motivo. A scoprirlo è stato Roger Bromley, docente emerito di sociologia all’università di Nottingham e acceso tifoso della squadra, che all’espressione «la Garibaldi» ripetuta dai tifosi non ha voluto affatto rassegnarsi, perciò ha messo mano agli archivi storici per capire quale fosse il legame tra la squadra del Nottingham Forest e Giuseppe Garibaldi.. L’anno prima della fondazione della squadra, nel 1864, Giuseppe Garibaldi era stato in Inghilterra e ovunque fu accolto e acclamato da folle costituite dalla piccola e media borghesia, che nei valori dell’eroe italiano si riconoscevano e, tra loro, anche i fondatori del Notthingam Forest: con un atto formale scritto sancirono che i colori della maglia dovevano rispondere al «rosso Garibaldi» fin dall’esordio, avvenuto nel marzo del 1865 contro il Notts County. Dopo 20 anni, due calciatori della squadra del Nottingham Forest, così chiamata perché si allenava nei pressi dell’ippodromo, posto all’interno di un centro ricreativo confinante con la foresta di Sherwood, si trasferirono a Woolwich e misero su una squadra di calcio, costituita da lavoratori, il club inviò loro le maglie e un pallone di cuoio. Quella squadra oggi risponde all’Arsenal, nota ai tifosi italiani per il suo ruolo di protagonista nella Premier League inglese e nella Champions, i cui giocatori indossano la maglia rosso flanella ispirata a Garibaldi, identica a quella indossata dai calciatori del Nottingham Forest.

I tifosi della squadra che indossa «la Garibaldi» sono prevalentemente operai, molti dei quali furono protagonisti delle lotte dei minatori verso la metà degli anni Ottanta del secolo scorso, quando in Inghilterra governavano i conservatori guidati dalla Thatcher. A Garibaldi è dedicata anche la sala conferenze (Garibaldi Room) del Nottingham Forest, dove l’allenatore e i calciatori incontrano la stampa, e un gioco a premi, il Garibaldi Golden Goal Gamble, che coinvolge i tifosi allo stadio durante le partite in cui il Nottingham gioca in casa. Ci auguriamo che il Nottingham Forest possa risalire presto la china e tornare a giocare ai massimi livelli del campionato inglese e che i suoi giocatori siano degni di indossare quella maglia rossa. (La versione integrale dello studio di Roger Bromley è su www.futbologia.org).