Difficile compromesso, ieri a Bruxelles, sull’energia e sulla strada per mettere fine alla dipendenza dalla Russia. Dopo ore di discussione, il Consiglio europeo ha trovato un compromesso su «due obiettivi», ha spiegato Emmanuel Macron, «avere il volume» e «controllare i prezzi»: ci sarà una piattaforma per gli acquisti comuni di gas, «come per i vaccini», che riguarda non solo i 27, ma è allargata a paesi limitrofi, Ucraina, Balcani occidentali, Georgia, Moldavia. È una risposta alla richiesta di Zelenski di un fast track per l’entrata di Kyiv nella Ue, che è un processo che prende tempo.

Decisione anche sugli stock di gas, con una direttiva in preparazione della Commissione che obbliga a riempire le riserve al 90% ogni 1° novembre: nella Ue, ci sono 7 paesi che non hanno la possibilità di stock (Grecia, Lussemburgo, Finlandia, Estonia, Irlanda, Slovenia, Lituania) e quindi ci vorrà solidarietà tra paesi membri. La Commissione permette ormai interventi statali temporanei per ammortizzare i prezzi elevati dell’energia. Soddisfazione, anche di Draghi, per la tassazione sugli extra-profitti fatti sui prezzi alti dell’energia.

BLOCCO FINO ALL’ULTIMO su un intervento per imporre un tetto ai prezzi dell’elettricità e del gas (l’Italia ha insistito) ma Germania, Olanda, Finlandia temono distorsioni di mercato e penuria: la Commissione potrà utilizzare strumenti per calmierare i prezzi, «siamo il più grosso mercato» ha sottolineato Draghi e possiamo agire attraverso «il potere del mercato» (ma la Germania resta «molto scettica»). Spagna, Portogallo e Francia soddisfatti per l’apertura su un cambiamento della struttura del mercato dell’energia (oggi il prezzo dell’elettricità è indicizzato su quello del gas): chi intende sganciare i prezzi, deve notificarlo allo Commissione. Secondo il cancelliere Olaf Scholz, la Russia è nel panico per le decisioni degli europei, che hanno respinto l’ingiunzione di pagare in rubli e ormai si stanno emancipando a un ritmo accelerato (ieri la Germania ha annunciato che entro l’autunno sarà «quasi indipendente» per petrolio e carbone, per il gas sarà a metà 2024).

ALLA CONCLUSIONE della maratona diplomatica di Bruxelles – tre vertici in due giorni, Nato, G7, e Consiglio europeo – la Ue si avvia a diminuire la dipendenza dalla Russia, che prima dell’aggressione dell’Ucraina era del 40% per il gas (con forti differenze tra paese e paese, per esempio 17% per la Francia, 55% per la Germania), del 25% per il petrolio e al 46% per il carbone. Mentre per petrolio e carbone trovare la strada dell’indipendenza è più facile, sul gas «faremo tutto il possibile» ha promesso a metà giornata il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che è stato riconfermato nella carica. Tutti condividono la constatazione riassunta dalla prima ministra finlandese, Sanna Marin: «Fino a quando compreremo l’energia russa, finanziamo la guerra» (700 milioni di euro al giorno pagati alla Russia). È un’evidenza che il presidente ucraino, Volodymyr Zelenski ha ancora ricordato nell’ultimo collegamento, nella serata di giovedì, con il Consiglio europeo.

In mattinata, dopo un incontro tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il presidente Usa, Joe Biden, è stato istituito un gruppo di lavoro Ue-Usa: gli Usa si impegnano ad aumentare le forniture alla Ue di «almeno» 15 miliardi di metri cubi di gas quest’anno, che sostituiscono all’incirca il 10% di quello russo (66,5 milioni di metri cubi al giorno esportati verso la Ue e la Gran Bretagna). La Ue si rivolge anche ad altri fornitori, per sostituire altri 30 miliardi di metri cubi: attraverso gasdotti dalla Norvegia all’Azerbaijan (10 miliardi di m3), attraverso la via marittima per il Gnl da Usa e Qatar in primo luogo (20 miliardi).

LA UE PER IL MOMENTO non decreta però l’embargo generale, a differenza degli Usa, l’Italia propone un Fondo energia per accelerare la transizione di indipendenza dalla Russia, la Francia appoggia. La Ue offre agli Usa un vasto mercato e gli Usa forniture «stabili, affidabili, abbordabili», persino «pulite», aggiungono, anche se gli ecologisti non sono per nulla d’accordo. Anzi temono che la protezione del clima sia tra le principali vittime della guerra, anche se nel testo Ue-Usa c’è un riferimento all’impegno degli Accordi di Parigi (restare in un riscaldamento al massimo di 1,5 gradi) e alla transizione verso le energie rinnovabili. La Ue spinge per la costruzione di terminal per le navi-cisterna che trasportano Gnl, la Spagna ne ha 7, la Francia 4, ma la Germania non ne aveva nessuno e ne ha uno in costruzione adesso.

Il ritorno della guerra in Europa ha permesso l’adozione, accelerata, dello Strategic Compass, la “bussola” strategica che ha l’obiettivo di assicurare una migliore protezione degli europei di fronte alle minacce: il testo è stato rivisto ed è diventato più agguerrito, stabilisce un polo di difesa europeo, complementare della Nato, e una forza di 5mila uomini.