Novità nelle indagini per i 7 arrestati questa settimana nell’ambito dell’inchiesta della Audiencia nacional contro gli attivisti indipendentisti dei cosiddetti Cdr, Comitati di Difesa della Repubblica, nati per difendere il referendum del 1 ottobre 2017. Secondo i magistrati, che giovedì hanno confermato il carcere per i 7 (due sono indagati a piede libero), si mantengono le accuse di terrorismo. Per motivare il carcere il giudice ha spiegato che «all’interno della strategia globale del movimento indipendentista radicale più combattivo, al quale i detenuti appartengono» c’è la volontà di «ottenere la materializzazione della repubblica catalana mediante qualsiasi mezzo, compresa la violenza». Due dei sette arrestati avrebbero ammesso di aver acquistato materiale esplosivo per fare «rumore» in occasione dell’anniversario dell’1 ottobre (ma nessuna vittima). Sono gli unici due che hanno preferito essere difesi da avvocati d’ufficio invece che dal collettivo Alerta Solidaria, «organizzazione antirepressiva della sinistra indipendentista dei Paesi catalani», come si definiscono.

Gli altri 5 invece hanno risposto solo alle domande dei loro avvocati, dichiarandosi pacifisti e respingendo l’unica accusa che è stata loro notificata, quella di terrorismo. Le accuse di ribellione e detenzione di esplosivi apparirebbero solo in una nota informativa dell’accusa. Il pm si sarebbe detto certo che tutti, anche i due indagati a piede libero, formerebbero parte di un «gruppo terrorista» e sarebbero membri di un gruppo più «radicale e combattivo» dei Cdr, chiamati Ert (Squadra di risposta tattica), che al contrario dei Cdr, che sono assembleari, avrebbero una struttura più gerarchica. Le indagini, iniziate un anno fa, continueranno per analizzare tutto il materiale sequestrato.

Non è la prima volta che si cerca di legare l’indipendentismo alla violenza: l’ultima volta fu nel caso di Tamara Carrasco, un’attivista di Viladecans accusata dallo stesso magistrato che fa le funzioni dell’accusa in questa causa. In quel caso il giudice dell’Audiencia Nacional respinse tutte le accuse, derubricandole a «disordine pubblico», che un’altra giudice sta valutando se archiviare.

La notizia che il gip aveva confermato il carcere per i sette è caduta giovedì sul Parlament catalano in seduta causando un’enorme zuffa verbale fra i gruppi indipendentisti: il portavoce di Ciudadanos che ha detto di sentirsi «minacciato» dalla difesa di Esquerra, Cup e JuntsxCat dei diritti degli incarcerati. Secondo l’indipendentismo ci sarebbe un tentativo politico di farli passare come violenti. Proprio come faceva Rajoy, il governo socialista ha intenzione di impugnare una serie di risoluzioni simboliche approvate dal Parlament giovedì che chiedono di allontanare la Guardia civil, che farebbe un uso «arbitrario» della legge antiterrorista per «reprimere l’attivismo», oltre all’amnistia per i leader processati.