È l’emittente radio più ascoltata in Italia con quasi 7 milioni di media secondo i dati di Radiomonitor. E sono insistenti le voci di una fusione con Radio 101 che Mondadori vorrebbe dismettere. Lorenzo Suraci, presidente di Rtl 102.5 è attivissimo. Rtl ha bisogno di espandersi. Ci sono le radio digitali on line, tra cui avanza Rtl 102.5 Italian Style, che ha un palinsesto come la capogruppo, con conduttori, sigle, promo.

Ma Suraci avrebbe in mente una seconda rete e per recuperare le frequenze potrebbe essere utile acquisire R 101. La marcia parrebbe inarrestabile per questo network che il calabrese Suraci, nativo di Vibo Valentia, rilevò nel 1987, per pubblicizzare la sua discoteca Capriccio di Arcene, nella Bergamasca, vicino agli studi e l’imponente antenna per la diffusione del segnale. Ma nubi fosche si addensano sulla radio lombarda. Nubi che portano dritti in procura, alla Dda di Catanzaro. Si parla di ‘ndrangheta e non è roba da poco.

«C’è un’indagine in corso nei confronti del mio assistito, Lorenzo Suraci, ma al momento non abbiamo avuto contezza dei capi di imputazione», ha dichiarato il legale del presidente di Rtl, Sergio Rotundo, il quale ha confermato che il suo assistito, invitato a comparire in procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’attività investigativa è quella che l’anno scorso ha portato ad una serie di perquisizioni, compresa quella effettuata nelle sedi della radio, oggi a Cologno Monzese.

Il filone d’inchiesta nasce dall’operazione Atlantide, poi ribattezzata Lybra, condotta dalla Dda catanzarese dal maggio 2013 contro i Tripodi di Vibo. Che ha già portato a cinque condanne con rito ordinario per associazione ‘ndranghetista, intestazione fittizia di beni, estorsione, frode, usura. La cosca Tripodi, vicina al clan Mancuso, aveva esteso i suoi affari fuori regione. Gli inquirenti rimarcano i forti legami tra Nicola Tripodi, presunto boss della cosca vibonese, e l’emittente. Nicola Tripodi risultava a libro paga della Gestitel, al 90% di proprietà di Rtl.

In più, qualche mese fa, sono trapelate le dichiarazioni del pentito Vittorio Foschini che ha raccontato dei summit tra le ‘ndrine e le cosche siciliane che avvenivano al Capriccio. Le ramificazioni delle cosche vibonesi al nord, in più occasioni, hanno portato al nome di Suraci.

Tutto è iniziato con un fermo immagine: nel privé di una discoteca sedeva il gotha della criminalità calabrese al nord: Franco Coco Trovato, il boss venuto da Marcedusa e divenuto padrone di Milano, il rampollo della più potente signoria di ‘ndrangheta reggina, Peppe De Stefano, e poi i padroni di casa gli uomini dei Mancuso e della famiglia Tripodi. Fine degli Ottanta, punto di ritrovo Il Capriccio di Arcene. Foschini, uomo-ponte tra cosche calabresi e clan siciliani a Milano, ha spiegato: «Siamo stati ospiti loro e ci fu presentato in un ufficio riservato il proprietario della discoteca, indicato e voluto dalla famiglia Mancuso e Tripodi come gestore della discoteca». Foschini non ricordava il nome ma Suraci fu riconosciuto da una foto che gli venne mostrata. La musica stonata di Rtl su cui la Dda vuol vederci chiaro.