«Come avevo previsto, ho ricevuto un avviso di garanzia legato alla richiesta di concordato per l’Aamps di Livorno, identico a quello dell’assessore Lemmetti». Filippo Nogarin ha giocato d’anticipo, già sapendo che, nel calderone bollente dell’inchiesta sulla malagestione della municipalizzata livornese dei rifiuti, un’informazione di garanzia sarebbe arrivata anche a lui. Al sindaco. Previsione facile, visto che ad aprile era stato indagato l’assessore al bilancio Gianni Lemmetti, suo braccio destro in questi due anni di amministrazione 5 Stelle.
«Aspetto di conoscere – prosegue Nogarin – quale sia la contestazione della procura». A occhio la sua firma sul bilancio Aamps 2014, peraltro ereditato dalla precedente giunta Pd. Poi l’assunzione concordata con i sindacati di 33 spazzini precari, che molto avevano protestato quando, a dicembre, la giunta aveva deciso di portare i libri in tribunale per chiedere, e ottenere, il concordato preventivo in continuità; infine il siluramento dell’ultimo Cda di Aamps, nominato dalla giunta ma che si opponeva al concordato. Così come tre consiglieri 5 Stelle, poi espulsi e finiti all’opposizione. Tanto che in consiglio oggi sono 17 a 16 per Nogarin.
Per Lemmetti ci sono le ipotesi di abuso d’ufficio, falso in bilancio e bancarotta. Reati tecnicamente pesanti, di fronte ai quali almeno il Pd labronico ha reagito senza gran vigore. Effetto diretto di una inchiesta a 360 gradi, condotta dai finanzieri e aperta dai pm Arianna Ciavattini e Massimo Mannucci proprio dopo il via libera al concordato preventivo, che abbraccia gli ultimi 4 anni della municipalizzata, di proprietà al 100% del Comune.

Al momento, l’indagine vede già coinvolte almeno venti persone. Fra queste l’ex sindaco Alessandro Cosimi; l’ex vice Bruno Picchi; l’ex assessore al bilancio Valter Nebbiai, l’ex amministratore Aamps, Enzo Chioini. Tutti del Pd, e tutti con ipotesi di reato simili a Lemmetti e Nogarin. Ancora: Angelo Rosi, manager incaricato nel 2012 da Cosimi di rilanciare l’azienda; l’ex direttore di Aamps, Angelo Fommei, e alcuni dirigenti comunali.
Sono preoccupati anche tutti i corresponsabili delle scelte amministrative che hanno portato Aamps ad accumulare milioni di debiti. Dai manager ai componenti dei vari cda e revisori dei conti. Del resto si indaga su un caso di scuola di come si malgestisce un’azienda pubblica. Per poi magari, come chiede da mesi il Pd, affidarla ai privati. In questo caso alla potente Iren, già azionista del rigassificatore Olt (125 milioni di contributi statali in 3 anni), e di Asa, municipalizzata privato-pubblica del gas e di un servizio idrico che, in questi giorni, con il referendum lettera morta, sta finendo in vendita ad Acea.
A titolo esemplificativo, Aamps ha chiuso il bilancio 2014 con una perdita di 11 milioni di euro, con altri 11 milioni di crediti inesigibili (mancati pagamenti Tia dal 2006 al 2012) accollati alla fiscalità generale 2016-17. Anche nel 2015 però il 25% dei livornesi non ha pagato la Tari, tanto che su 35 milioni attesi ne mancano 9, così come ha rivelato il giornale di casa Il Tirreno. Effetto collaterale anche di una situazione esplosiva, con 20mila disoccupati in una città, ormai ex industriale, di 180mila anime e in «crisi di sistema», come segnalano gli antagonisti del quotidiano on line Senza Soste.

«In Aamps trovai un casino puttano, era come il Cottolengo», ha ribadito nei giorni scorsi Angelo Rosi. E, guardando ai suoi indagati, il Pd livornese ha fatto sapere: «Piena fiducia alla magistratura, auspichiamo chiarezza nei tempi più brevi. Siamo convinti che le persone coinvolte, di riconosciuta onestà, abbiano sempre operato in buona fede». Dal canto suo Nogarin anticipa: «Se già durante le indagini preliminari dovesse emergere una condotta contraria ai principi del M5S, sono pronto a dimettermi». «Siamo tutti con te», gli risponde subito Beppe Grillo. Va da sé poi che, complice il quotidiano post grillesco («L0onestà non è più un miraggio. Il 5 giugno #IoVotoOnesto»), il Pd reagisce: «Il M5S ha evidentemente una doppia morale – commenta Debora Serracchiani – con due pesi e due misure».