Entro quest’anno sarà scelto il luogo che ospiterà il deposito unico nazionale delle scorie radioattive. Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo economico Calenda avviando, il 15 luglio, la procedura di valutazione ambientale strategica prevista dalle norme europee per arrivare alla definizione del «Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi». E’ una fase di consultazione, quella partita a luglio, aperta ai comuni, alle Regioni e alle associazioni ambientaliste. Il termine ultimo è fissato per il 13 settembre, tra pochi giorni. Dopo di che i ministeri dell’ambiente e dello sviluppo renderanno nota la «Carta nazionale dei siti idonei», una lista compilata in base a una trentina di criteri (densità di popolazione, pericoli di frane e allagamenti, distanza dalle città, rischio sismico e così via). La Carta è stata redatta dalla Sogni, la società di stato cui è stato affidato il compito di smantellare gli impianti nucleari e di gestire i rifiuti radioattivi, quelli provenienti dalle centrali ma anche quelli prodotti da altre attività industriali o di ricerca.

La Sogin ha consegnato la mappa all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (una struttura governativa) lo scorso 2 gennaio. Sinora il documento è rimasto segretissimo, sotto vincolo di denuncia per chi lo divulgasse prima del tempo. Circolano però indiscrezioni e voci che danno la Sardegna come la regione dove con maggiore probabilità sarà costruito il deposito. Il deputato Mauro Pili, che è anche membro della commissione ambiente della Camera, lo dà per certo.

Pili è il leader di un piccolo partito che si chiama Unidos, formazione che fa parte del variegato arcipelago autonomista sardo. Per poco più di due anni, dall’agosto del 2001 all’ottobre del 2003, è stato governatore della Sardegna alla guida di una maggioranza di centrodestra, candidato di Forza Italia. Alle elezioni politiche del febbraio del 2013 è stato eletto deputato nella lista del Popolo delle libertà, ma nell’ottobre dello stesso anno è uscito dallo schieramento berlusconiano per fondare Unidos, e attualmente fa parte del gruppo misto della Camera. Secondo Pili il sito che sarà scelto dal governo Gentiloni è quello di Ottana, nel centro Sardegna, oggi uno dei tanti cimiteri industriali lasciati dal tentativo fallito di industrializzare l’isola puntando sulla chimica di base. «A Ottana imprese di Stato fanno carotaggi e analisi geologiche e ci sono cessioni e acquisti sospetti di terreni e di immobili. Società del ministero dello sviluppo che millantano bonifiche non hanno stanziato un solo euro. Ottana è al centro dei grandi movimenti del sottobosco nucleare che da tempo punta al grande affare del deposito unico di scorie». Così ha detto al sito di informazione ilmarghine.net il deputato di Unidos dopo un sopralluogo Ottana.

La Sardegna è sul piede di guerra. Molti comuni hanno già deliberato contro il deposito e si è attivato un forte movimento di base che comprende comitati e associazioni diffuse su tutto il territorio dell’isola. Anche dal presidente della giunta regionale, Francesco Pigliaru (Pd), arriva uno stop: «Sulla questione scorie la posizione della giunta è molto chiara e l’abbiamo esposta sin da principio senza giri di parole, sia ai cittadini sia al governo. Il no alle scorie in Sardegna è un no deciso, che non lascia spazio ad alcuna negoziazione. Sulla Sardegna grava già il peso eccessivo delle servitù militari: il deposito delle scorie sarebbe una nuova servitù che non vogliamo». Scelta rafforzata dalle dichiarazioni dell’assessora all’ambiente, Donatella Spano: «Sulla questione del nucleare non ci sono mai state ambiguità, la nostra posizione è sempre stata espressa con chiarezza: la comunità sarda, già gravata dal peso delle basi militari, è assolutamente contraria. Non vogliamo il deposito delle scorie. Resta fermo il nostro no, già espresso al ministro dell’ambiente e al ministero per lo sviluppo».
Lo schieramento antiscorie è larghissimo: promosso dalla giunta, in consiglio regionale è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno contro lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi in Sardegna. «È una battaglia che combatteremo con determinazione estrema – dicono i portavoce del Comitato no scorie – Con un referendum i sardi hanno già votato contro la localizzazione in Sardegna del deposito nazionale. Questa terra non ospiterà alcuna scoria». Accanto alle associazioni c’è anche l’Anci, l’associazione dei comuni italiani: «E’ un no drastico e totale quello che arriva dai comuni della Sardegna».