Appena due mesi dopo l’attacco al Radisson Blue Hotel di Bamako (Mali), uno schiaffo senza precedenti ha colpito la capitale del Burkina Faso Ouagadougou tra venerdì sera e sabato mattina.

Secondo un bilancio provvisorio sarebbero almeno 27 i morti di 18 diverse nazionalità (2 i francesi), 150 gli ostaggi liberati (tra cui il ministro del Lavoro burkinabè) e più di 50 i feriti. Teatro dell’attentato il bar ristorante Il Cappuccino e lo Splendid Hotel – sull’avenue Kwame Nkrumah – strutture frequentate dai burkinabè più agiati e da diplomatici e occidentali oltreché dagli stessi militari francesi dell’Operazione Barkhane. Stando alle testimonianze raccolte tra i sopravvissuti, si è trattato di una spedizione punitiva contro gli occidentali, con caccia ai bianchi da parte del commando persino tra i feriti distesi in mezzo a sedie e tavoli rovesciati. È il primo attacco jihadista a Ouagadougou e viste le proporzioni e il target si presenta come una débâcle degli sforzi congiunti dei governi africani e (soprattutto) delle azioni militari di Francia e Stati Uniti nella lotta alla jihad africana.

A porre fine all’assedio, in supporto alle forze di sicurezza locali sono intervenuti i soldati francesi di stanza nella regione e americani in un’operazione durante la quale sono stati uccisi 4 presunti attentatori.

La minaccia jihadista in Burkina è cominciata ad emergere già nei mesi scorsi. A dicembre, dopo l’attentato in Mali, l’ambasciata francese aveva diramato un’allerta con cui si segnalava il pericolo di sequestri per i suoi cittadini nella parte orientale del Paese. Mentre a ottobre circa 50 uomini armati avevano attaccato una gendarmeria al confine occidentale con il Mali (3 i morti).

Come in Mali la regia dell’assalto è stata rivendicata da Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (Aqim) e da Al-Mourabitoune, il gruppo guidato dall’algerino Mokhtar Belmokhtar che a maggio 2015 ha riconfermato fedeltà ad Al-Qaeda negando l’alleanza con lo Stato Islamico precedentemente proclamata dal suo rivale Adnan Abu Walid Sahraoui.

Al-Mourabitoune – responsabile dell’attentato all’impianto di gas In Amenas in Algeria del febbraio 2013 – è nato nel 2013 dalla fusione dei Signataires par le sang e il Mouvement pour l’unicitée le jihad en Afrique de l’Ouest (Mujao) una delle formazioni jihadiste attive nel nord del Mali fino al lancio dell Operazione Serval nel 2013. Ad agosto scorso Al-Mourabitoune ha designato Belmokhtar (due mesi prima dato per morto in Libia) leader di Al-Qaida en Afrique de l’Ouest, forse un altro nome dell organizzazione jihadista.

17DESKF01 HOTEL BURKINA FASO NOTTE 007
Fiamme davanti all’hotel Splendid

Come l’attentato anche l’Operazione Barkhane condotta dalle truppe francesi è senza precedenti. Lanciata ad agosto 2014 non si limita all’intervento in un solo paese fondandosi invece sulla logica del partenariato con i cinque paesi dell’area del Sahel-Sahara che formano il G5 del Sahel – Mali, Mauritania, Niger, Ciad e Burkina Faso – che coordinano la risposta regionale contro i gruppi armati terroristi (Gat).

Contrariamente a quanto accadeva nelle operazioni precedenti (quali Serval in Mali nel 2013 o Epervier in Ciad nel 1986), Barkhane è caratterizzata dalla condivisione delle risorse militari in una logica che vanta un approccio regionale sotto il comando francese per far fronte alla natura transfrontaliera della minaccia jihadista nella regione. Una strategia che di fatto rafforza ed estende la presenza militare di Parigi in 5 delle sue ex colonie, costituenti la cintura militare francese nel Sahel.

Nel quadro di questa partnership le forze Barkhane conducono operazioni permanenti e simultanee in tutto il raggio d’azione dei Paesi del G5 Sahel. Alternando azioni pianificate a quelle di intervento d’urgenza. Come quella a Gao di dicembre 2014 durante la quale fu ucciso Ahmed al-Tilemsi membro fondatore di Mujao ed emiro di Al-Mourabitoun in Mali. Su al-Tilemsi pendeva una taglia di 5 milioni dollari dopo che il dipartimento di stato americano lo aveva classificato come specially designated global terrorist.

Barkhane comprende 3000 soldati dispiegati in due basi di supporto permanente, una a Gao (Mali) e l’altra a N’Djamena (Ciad) a cui si aggiungono le forze speciali (più di 200) di stanza a Ouagadougou.

La Francia con l’operazione Barkhane è in guerra permanente contro la galassia dei gruppi terroristi, contro i quali ha mobilitato uomini e risorse che hanno portato nel giro di un anno a sequestrare 20 tonnellate di armi e munizioni. Senza però sradicare la minaccia.