Quello che si è consumato ieri a Roma, nella sala consiliare del municipio I, durante l’incontro leghista dedicato al tema «Famiglia e natalità» è la rappresentazione plastica di quanta violenza sia insita del disegno di legge Pillon. Il senatore, presente all’incontro organizzato dal consigliere leghista Marco Veloccia, è intervenuto per esporre e commentare alcuni passaggi del ddl ormai battezzato con il suo nome e che, a oggi, ha ricevuto molte contrarietà, proteste, la perplessità dell’Onu, quasi 200mila firme della petizione lanciata dalla rete Di.Re. e la netta presa di distanza del sottosegretario grillino alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora. Dopo la puntata di Presa Diretta, andata in onda domenica sera, ulteriore è lo sgomento nei riguardi di un testo che ha contorni pericolosi, reazionari e misogini. Eppure in questi sette mesi avvocate, attiviste, senatrici e consigliere, spesso organizzate in associazioni, movimenti, centri antiviolenza, si sono espresse altrettanto chiaramente – anche dalle pagine di questi giornale – con commenti, presidi, sit-in, manifestazioni preannunciandone di ulteriori.

Così ieri, quando Non Una Di Meno, insieme alla rete Di.Re, Differenza Donna, Casa internazionale e altre si sono presentate per protestare e rispedire al mittente tutti i contenuti del ddl alla presenza di chi li aveva pensati e redatti, è accaduto che gli imbonitori di «Dio, Patria e Famiglia», quei bravi e assennati maschi che tanto vorrebbero tornare a essere capostipiti del diritto di proprietà sui corpi delle donne, si sono svelati per ciò che sono. Maria Brighi, del Consorzio di via della Lungara, mentre teneva lo striscione con su scritto «Giù le mani dalle donne» è stata strattonata da un uomo presente al tavolo che, sollevatosi dalla sedia, dopo averle detto «Hai rotto il cazzo», le è andato addosso. Le immagini girate da quel video (diffuso in rete dalla agenzia di stampa DIRE), sono piuttosto eloquenti su quanto in questi mesi si stia allestendo ai danni delle donne, in particolare dei guadagni delle lotte femministe. E il punto è proprio quello che il figuro urla in faccia all’attivista. Un concetto chiaro, nella sua aridità efficace. È vero, c’è stata una rottura, ma non è accaduta ieri e non è anatomica bensì tutta politica. La rottura è di un fallo più simbolico, di un discorso del potere maschile che vorrebbe dettare legge, disporre dei corpi delle donne e che è stato appunto rotto, disfatto e decostruito senza ritorno proprio da quelle femministe che tanto risultano indigeribili ancora oggi. Quando, entrando in una stanza carica di menzogne, gettano lo scompiglio con il loro secco No, noi non ci stiamo. La consapevolezza di non poter tornare più indietro a una scena originaria di famiglia inesistente e mettendo le mani su una legislazione che, a oggi, può garantire un iter della separazione congruo, produce così la rabbia per una perdita del controllo; meglio dire un odio profondissimo che poi si esprime nella violenza fisica a cui chiunque può assistere visionando il video.

Ma il senatore Pillon ci tiene a essere preciso, con la stessa esattezza con cui ogni mattina si sistema il cravattino abbinato alla giacca. Perché per lui è più una visione dell’umanità in generale a dover essere riordinata: dunque dichiara che la soluzione per sopravvivere è la famiglia, non i migranti che – se è vero che fanno figli – non possono preservare le «nostre origini». Dunque la patria è quella dei padri, meglio se separati che vanno a rivendicare sindromi da alienazione parentale che non hanno alcun valore giuridico oltre che scientifico. Dio è una entità molto personale, di Pillon e dei suoi accoliti, in cui gli umani sono selezionati in quelli che vanno a genio a questa maggioranza di governo mentre gli altri possono ben morire perché non sono previsti. La famiglia, infine, è pura emanazione metafisica che si è composta originariamente per grazioso privilegio maschile e in cui le donne sono mogli accudenti e fattrici per la prosecuzione della specie. Fuori da questo teatro tanti pericoli che sarebbe meglio sparissero: le ong, Soros e i magnati della finanza che vogliono ucciderci tutti.

In un corposo report della agenzia di stampa DIRE, alcune dichiarazioni da parte delle attiviste presenti: Simona Ammerata (Nudm Roma) sottolinea che «Stiamo parlando di un disegno di legge iniquo che non pensa al benessere di genitori e figli che ha un doppio scopo: il controllo delle libertà individuali delle donne e in generale della società e un interesse meramente economico perché rende obbligatorie la mediazione familiare a dei costi elevati». Anche Francesca Koch (Casa internazionale delle donne di Roma) ribadisce: «il ddl Pillon rappresenta la quintessenza della volontà sessista e razzista di questo governo». Così anche la senatrice Monica Cirinnà: «il diritto di famiglia italiano non si tocca. Non si torna al medioevo, non si torna a pericolosi disegni di legge che rinchiudono le donne dentro casa e che rendono la separazione sempre più difficile. Siamo qui per dire: ‘Non toccate i bambini, i bambini non sono una clave da usare contro il padre o la madre. Anche se i genitori si separano i bambini hanno diritto alla loro serenità’».

Il ddl Pillon non va corretto, va ritirato. Subito.

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Oltre che sulla pagina fb di Non Una Di Meno e quella dell’agenzia di stampa Di.Re., il video può essere visionato qui

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