Finisce con un nervoso nulla di fatto il primo tavolo convocato al Mise per cercare di risolvere la vertenza della Caterpillar di Jesi. L’azienda resta fermissima sulle sue posizioni: chiusura il 23 febbraio e 270 licenziamenti, a meno che non si palesi un compratore con un progetto serio, cosa più facile a dirsi che a farsi; la visita in fabbrica di una delegazione della Duplomatic Motion di Parabiago (Milano), avvenuta giovedì mattina, è stata solo la prima di quella che probabilmente sarà una lunga serie, ma ancora non ci sono notizie su eventuali cifre né sui piani per il futuro. Caterpillar, per cercare qualcuno disposto a rilevare lo stabilimento marchigiano, si è affidata a un advisor internazionale (Ernst & Young), il cui mandato, ad ogni buon conto, scadrà alla fine del mese prossimo.

Oltre al ritiro dei licenziamenti, i sindacati hanno provato a chiedere un supplemento di tempo, ma la multinazionale americana non sembra intenzionata a concederlo. Anzi, l’incontro online organizzato dal Mise ha vissuto momenti di nervosismo quando la dirigenza di Caterpillar ha lasciato intendere che considerava quel tavolo come propedeutico all’apertura ufficiale della procedura di licenziamento collettivo: una posizione abbastanza fuori dal mondo dal momento che il tavolo si svolgeva al ministero dello Sviluppo Economico e non a quello del Lavoro. Da ambienti sindacali, peraltro, trapela che quest’alzata d’ingegno dei rappresentanti di Caterpillar, potrebbe portare a un nuovo ricorso per comportamento antisindacale, sarebbe il secondo dall’inizio di questa storia.

Dopo un’ora e mezza di confronto, comunque, le parti si sono lasciate con la più classica delle fumate nere e la previsione di un futuro incontro nelle prossime settimane per valutare le eventuali offerte che nel frattempo saranno arrivate. I lavoratori, in sciopero per tutta la giornata di ieri, nel pomeriggio si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli della fabbrica e, al margine dell’incontro, hanno avuto un lungo confronto con i rappresentanti sindacali. La lotta va avanti, ma il tempo stringe sempre più.