Gramsci entra nel Parlamento europeo, o meglio «fa irruzione» nelle aule di Bruxelles, a partire dall’urgenza di una rottura nel presente: dalla necessità di ripensare la rivoluzione nello spazio europeo contemporaneo e di reinventare il progetto europeo rompendo la governance neoliberista e i processi di passivizzazione di massa che connotano l’architettura economica e istituzionale dell’Unione europea.
Radicare un lavoro di traduzione delle parole di Gramsci nello spazio europeo e a partire dalle domande dal presente, ripensare le forme di una lotta per l’egemonia nella crisi del neoliberismo (o nel capitalismo come continua crisi-ristrutturazione): è una sollecitazione che ci viene dall’America latina, dove l’utilità teorica e politica di Gramsci nella conoscenza-trasformazione del presente è diffusamente praticata, così come nel dibattito politico spagnolo. Ed è una sollecitazione che emerge soprattutto da un pensiero politico, quello gramsciano, che ha fatto della traduzione e della traducibilità un suo architrave: a partire dalla traducibilità del metodo della rivoluzione tra Oriente e Occidente, tra passato e presente.

Gramsci in translation: crisis, hegemony and revolution’s in today’s Europe, organizzato dal gruppo Gue/Ngl in collaborazione con la International Gramsci Society Italia presso la sede del Parlamento europeo di Bruxelles (nelle giornate di ieri e oggi), è un primo esperimento di un lavoro di traduzione di Gramsci tra passato e presente nello spazio europeo che la Igs Italia intende promuovere.
Un’occasione che sta mettendo a dialogo studiose e studiosi di Gramsci, parlamentari eureopee/i di diverse delegazioni e partiti (Altra Europa, Izquierda Unida, Partito della sinistra europea, Rifondazione comunista, Unità popolare, Bloco de Izquierda, Die Linke, Podemos). Abbiamo pensato a questo incontro e a questo metodo anche perché ci pare necessario ritradurre la diade gramsciana specialista + politico: sottrarci oggi alla riduzione della politica a tecnicalità specialistica che amministra l’esistente e alla riduzione della ricerca a un iper-specialismo che la neutralizza.

La domanda che proveremo a tradurre nella Europa di oggi è quella alla base della riflessione carceraria: «come si forma il movimento storico sulla base della struttura?», articolando la discussione in quattro panel. Come si può interpretare e combattere l’intreccio tra restaurazione neoliberista e la forma di gigantesca rivoluzione passiva che essa assume in Europa, dove la governance agisce sia sottraendo il progetto europeo all’azione delle classi subalterne sia continuando a dispiegare i propri apparati egemonici attraverso lo Stato-nazione? Come possono le classi subalterne praticare autodeterminazione: rideclinando il popolare-nazionale, interpretando la ragione populista o immaginando un cosmopolitismo di tipo nuovo nello spazio europeo? Come si forma il senso comune oggi? E, dunque, come si può costruire un nuovo senso comune alla luce della inedita pervasività della disciplina neoliberista e del suo apparato massmediatico?

Infine, ottanta anni dopo la morte di Gramsci e cento anni dopo l’Ottobre, come ripensiamo la rivoluzione nella crisi dell’Unione europea? Come si combatte una lotta per l’egemonia sul significante Europa?
Nel ritradurre il problema della rivoluzione tra Oriente e Occidente come guerra di posizione, Gramsci riflette sui processi di formazione della personalità, sulla formazione delle volontà collettive, sulla materialità della lotta per l’egemonia qualificandoli spesso con un aggettivo: molecolare. Molecolare è oggi il lavoro politico che dobbiamo compiere per connettere condizione e coscienza, sociale e politico, lotte e conflitti contro la disgregazione (altra parola chiave nel lessico gramsciano, non a caso a partire dalla Questione meridionale, che oggi ha assunto anche una dimensione continentale) che il neoliberismo produce sempre più intensamente.
Infine, partire dal presente significa anche confrontarsi col movimento che oggi con più forza tenta una traduzione tra dominio di classe, di genere, di razza: il movimento trans-femminista, soggetto di una trans/lation che ha dimensione mondiale. La vita è sempre rivoluzione: è una frase che Gramsci ha scritto nel 1917 e ha praticato durante tutta la sua esistenza. Ora sta a ciascuna e ciascuno di noi tradurla nel presente, nelle nostre vite.