Assoluta e totale incompatibilità con la normativa europea sui contratti a termine. Per questo l’Associazione nazionale giuristi democratici, la storica associazione fondata tra gli altri da Umberto Terracini e Lelio Basso, hanno denunciato l’Italia e il presidente del consiglio Matteo Renzi alla Commissione europea per il decreto legge Renzi-Poletti.

Un esito quanto mai annunciato a cui farà seguito un esposto simile da parte del movimento 5 Stelle intenzionato con i senatori Nunzia Catalfo, Sara Paglini e Sergio Puglia secondo i quali l’articolo 1 del provvedimento viola la direttiva 70 del 1999 secondo la quala la «forma comune dei rapporti di lavoro» che contribuisce «alla qualità della vita dei lavoratori e a migliorarne il rendimento» è il rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Entrambe le richieste chiedono l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano «per la clamorosa e frontale violazione del diritto comunitario, nonché dei principi fondamentali della Carta Sociale Europea e delle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro» spiegano in una nota i giuristi democratici. Il decreto è illegale perché «liberalizza i contratti a termine ed elimina nel contratto di apprendistato l’obbligo di formazione e di stabilizzazione al termine del contratto». Su queste basi, «i contratti di lavoro precari, privi di tutela e sottopagati, diverranno la forma di gran lunga prevalente, e dunque la regola, di accesso al mercato del lavoro». Così facendo, l’idea stessa di un lavoro a tempo indeterminato resterà un miraggio.
Sul sito dell’associazione giuristidemocratici.it è inoltre scaricabile il modulo che i singoli lavoratori, come le associazioni interessate, potranno scaricare e reinviare all’indirizzo mail giur.dem.roma2@gmail.com. Martedì 8 aprile, dalle 15,30, si terrà alla Fondazione Basso di Roma un’assemblea dove giuristi, sindacalisti e politici faranno il punto della situazione.

Non bisogna dimenticare che tutti i sindacati della scuola hanno fatto ricorso alla alla Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo contro il precariato dei docenti e del personale Ata. Entro il 2014 la Corte dovrebbe pronunciarsi sull’illegalità dei contratti precari prorogati a docenti e personale scolastico per oltre i 36 mesi consecutivi, un’altra violazione della direttiva contro la quale associazioni partiti e sindacati intendono ricorrere. Gli interessati sono 140 mila persone. Per lo Stato italiano costituisce una bomba. Il governo dovrà infatti pagare multe salatissime, anche di milioni di euro, fino a quando non avrà stabilizzato questi lavoratori. La volontà di precarizzare i contratti a termine è un’insidia per il governo Renzi su più fronti, non ultimo quello dei numeri. Secondo un monitoraggio dell’Isfol comunicato ieri dal presidente dell’ente Antonio Varesi alla commissione lavoro della Camera, dopo la riforma Fornero c’è stata un’esplosione di questi contratti. L’acausalità introdotta dalla riforma ha infatti permesso alle aziende di usarli ancora più intensamente che nel passato. Nel secondo trimestre 2012 erano il 62,3%, a fine anno erano diventati il 67,3% delle assunzioni. A fine 2013, sei contratti a termine su 10 durano meno di tre mesi. Il dato più sconvolgente è che il 43,5% dura meno di un mese. Quanto all’apprendistato è in continua caduta e ha effetti irrisori sull’occupazione, avverte l’Isfol. Si è passati da 79.868 (2,9%) nel primo trimestre 2012 ai 60.133 del quarto trimestre 2013 (2,5%). «Non sembra aver incontrato il favore delle imprese» ha commentato Varesi. E tuttavia il contestato decreto Poletti intende proseguire sulla strada dell’apprendistato, «usa e getta», a basso costo e senza formazione.

Ieri sera c’è stato un incontro tra i parlamentari Pd della Camera e il ministro del lavoro Poletti. Il presidente della commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), ha chiesto al governo «aggiustamenti al testo». «Non accettiamo la logica prendere o lasciare, perchè un decreto non è un dogma» ha detto Damiano a Renzi. Tra le richieste c’è quella di ridurre l’acausalità dei contratti a termine sotto i 3 anni, così come il numero delle proroghe (otto nel testo governativo). Nel frattempo Susanna Camusso, segretaria Cgil, ha ribadito il suo secco «no» al decreto Poletti. Davide Imola, responsabile lavoro professionale della Cgil, ha invitato Poletti a riflettere sulle partite Iva. A suo avviso non bastano i controlli per scoprire le «false partite Iva» (si calcola che siano 400 mila, l’11%di 3.369.000 partite Iva), il lavoro autonomo ha bisogno di tutele sociali e previdenziali di cui finora non dispone.