Nonostante l’atmosfera premonitrice da fine epoca, la ventottesima edizione del Salone internazionale del Libro si era conclusa con il rituale resoconto di successi e record di pubblico. Eravamo ancora ignari dello scandalo giudiziario che si sarebbe abbattuto pochi giorni dopo sulla kermesse torinese e, in particolare, sul presidente Rolando Picchioni, in sella dal 1999, accusato di peculato per un presunto giro di fatture false.

L’ipotesi dei pm, Andrea Beconi e Gianfranco Colace, è che la Fondazione per il Libro, presieduta da Picchioni, abbia versato denaro per consulenze e servizi mai erogati e che questi soldi siano rientrati nelle tasche del presidente. Il sospetto è che, almeno dal 2013, abbia distratto fondi dal bilancio della società. Nel mirino degli inquirenti ci sono più di un migliaio di fatture all’anno; manca ancora, però, una stima dell’ammontare complessivo. Società o persone (anche consulenze estere), in qualche modo compiacenti, avrebbero emesso le fatture incassando gli importi e trattenendosi una percentuale; girando, poi, gran parte della somma a Picchioni, che si dichiara estraneo alle accuse e parla di «macchina del fango». Giovedì sarà ascoltato dai magistrati. Gli avvocati, Gian Paolo e Valentina Zancan, hanno definito «priva di fondamento» l’indagine della procura.

Sei anni dopo lo scandalo Grinzane Cavour, che portò in carcere il patron Giuliano Soria (imputato per peculato e violenza sessuale, poi condannato in appello a 8 anni e 3 mesi), Torino ritrova il suo sistema culturale sotto inchiesta. Un parallelo che manda su tutte le furie Picchioni: «Io non sono un monarca, le scelte sono condivise con gli uffici», commenta riferendosi a Soria. Il presidente del Salone del Libro è un politico di lungo corso: dal 1972 al 1983 deputato Dc, assolto nel cosiddetto scandalo petroli, risultò iscritto alla P2. Con la fine dello scudocrociato, ha aderito al Ppi, poi all’Udeur, alla Margherita e, infine, al Pd.

Intanto, le istituzioni cittadine e regionali, guidate dal Pd, chiuse in un inusuale no-comment appena uscita la notizia dell’indagine su Picchioni, corrono ai ripari e propongono ai vertici della prossima edizione del Salone, Giovanna Milella (giornalista Rai, già segretaria del Prix Italia) e Giulia Cogoli (fondatrice del Festival della Mente di Sarzana), che andranno a sostituire rispettivamente i ruoli di Picchioni ed Ernesto Ferrero, dal 1998 direttore della fiera torinese. È questa la proposta emersa ieri in un incontro tra il sindaco Piero Fassino e il governatore Sergio Chiamparino. Sarà presentata all’assemblea dei soci, giovedì. La rottamazione è, dunque, iniziata. Ma senza strappi: «Abbiamo ritenuto – ha spiegato Chiamparino – di dare certezze nella continuità. E di far prevalere una scelta che non implicasse dimissioni da parte di attuali consiglieri di amministrazione. Abbiamo scelto due figure di grande professionalità all’interno del cda».