Ricordate Becky Moses, la ragazza nigeriana morta carbonizzata nella favela di San Ferdinando? Riavvolgendo il nastro a quella maledetta notte di gennaio si capiscono molte cose sulla inchiesta «grossolana» (per usare le parole del gip di Locri) che ha portato Mimmo Lucano ai domiciliari.

BECKY ERA A RIACE fino a dicembre, poi è cessata l’accoglienza dopo il diniego alla richiesta d’asilo. Come facilmente prevedibile – per tutti ma non per la Commissione asilo – è finita nel ghetto rosarnese. Pochi giorni per passare da un percorso di inserimento al golgota della prostituzione. Lucano arrivò a San Ferdinando fuori di sé. Chiedeva i resti del corpo, voleva seppellirla a Riace.

Era incollerito perché nell’inchiesta che lo coinvolge gli contestavano proprio un prolungamento dell’accoglienza. Esattamente ciò che avrebbe salvato la vita a Becky. «L’accoglienza degli esseri umani non ha scadenza» disse. Anche Sara, Stella e la terza non identificata «diniegata», finite nel tritacarne delle intercettazioni a pioggia disposte dalla procura jonica, erano finite a battere su un marciapiede dopo aver subìto l’onta del diniego.

E SOLO GRAZIE alle «illegali scappatoie» del sindaco, come definite dagli inquirenti, le tre hanno smesso di vendere il proprio corpo su una strada. La colpa di Lucano sarebbe, dunque, quella di aver aiutato i bisognosi. A fini di lucro? No. A fini di potere? No. Nessuno neppure avanza ipotesi di tal genere. L’accusa è di avere aiutato i profughi violando una legge che vieta di aiutare i rifugiati o i migranti «clandestini».

[do action=”quote” autore=”Riccardo De Vito, presidente di Md”]«Crediamo che la lettura dell’ordinanza sia il miglior antidoto alla grancassa della speculazione che si è messa subito in moto»[/do]

È UNA LEGGE che trasforma in reato la condizione umana di una persona. Peraltro, anche la questione dei matrimoni di «comodo» presenta dei lati oscuri che il Gip non ha rilevato. La procura li bolla come «fittizi» ma non è affatto dimostrata la coercizione insita in tali pratiche. Secondo gli inquirenti sarebbero tre, ma per circostanze diverse solo uno sarebbe stato effettivamente celebrato. Ma Nazareno, il diretto interessato, alla tv locale L’Altro corriere, nega. «Con Stella è un matrimonio vero. Ci siamo conosciuti perché faceva da badante a mia madre, abitavamo fianco a fianco, ci vedevamo tutti i giorni, ci siamo innamorati. Quando i miei sono morti ci siamo sposati». Quando i fondi hanno iniziato ad essere erogati a singhiozzo, molti progetti hanno chiuso e molti riacesi hanno dovuto cercare lavoro altrove. Come Nazareno e Stella. «Lei ora lavora a Guardavalle, io faccio l’operaio nelle campagne. Ma nessuno si deve permettere di dire che il nostro è stato un matrimonio finto».

ANCHE L’ALTRO CAPO DI ACCUSA, il fraudolento affidamento diretto del servizio rifiuti, presenta non poche falle. Ne è convinto Tonino Capone, presidente di Città Futura, il centro nevralgico, e logistico, del modello Riace. Lucano l’ha fondata un anno dopo lo sbarco dei primi curdi.

[do action=”citazione”] «Da allora sembra passato un secolo. In questi anni abbiamo dato lavoro ad italiani e migranti. Anche nella raccolta e trasporto rifiuti, prima con i muli e con gli asini»[/do]

Per la procura quell’affidamento diretto è un illecito. «Venissero a spiegarlo a questa gente che ha lavorato con dignità e sacrificio che dare un’opportunità di lavoro è un reato. I servizi, poi, sono sempre erogati con puntualità e il borgo è lindo e non c’è una cicca di sigaretta per le strade».

Peraltro, la pratica dell’affidamento diretto dei servizi era stata per anni invocata dalla stessa prefettura di Reggio, «con continue richieste in modo da attivare e sistemare quanti più migranti possibili» andava ripetendo Lucano.

DA IERI LUI NON È PIÙ SINDACO. Il prefetto di Reggio, Michele di Bari, lo ha sospeso. L’atto è stato notificato in comune al vicesindaco, Giuseppe Gervasi, che assume quindi le funzioni. «Sarò io – ha spiegato – già domani (oggi, ndr) a esercitare il ruolo di sostituto del sindaco. La seduta, tra l’altro, non può essere rimandata perché, su richiesta urgente da parte del Viminale, ci sono da integrare alcuni documenti in merito alla nostra precedente richiesta di dissesto finanziario».

SEMPRE OGGI nel palazzo di Giustizia interrogatorio di garanzia di Lucano davanti al Gip che ha emesso l’ordinanza cautelare. L’accusa sarà rappresentata dal sostituto della procura di Locri, Michele Permunian. «Chiederemo la revoca degli arresti domiciliari» fa sapere il difensore Antonio Mazzone. Lucano, intanto, è come un leone ferito in gabbia. Da dietro le finestre con le imposte chiuse lo si sente andare avanti e indietro per le stanze di casa. Ci sono i fratelli a vigilare su di lui. Domani dovrebbe arrivare da Siena, dove vive, una delle sue figlie. In mattinata un corteo spontaneo di migranti è giunto sino all’uscio della sua casa. È l’antipasto di quello che accadrà sabato. Solo in Calabria già allestiti 20 pullman. «Riace non si arresta».