Ci sono 143 cm. di neve nel Davos Klosters, il resort sciistico dei Grigioni, dove da oggi a venerdi’ si incontrano i leader mondiali, della politica e dell’economia (con qualche eccezione), 1500 grandi manager, più di 300 politici. Il giornaliero costa 69 franchi svizzeri, ma gli ospiti non avranno problemi a pagarlo se vogliono distendersi un po’, visto che in gran parte appartengono all’1% dell’umanità con un patrimonio complessivo maggiore del 99% restante. A pochi giorni dagli attacchi terroristici di Parigi, che “minacciano la crescita economica”, come si sono precipitati a commentare gli organizzatori; con l’euro sotto pressione in attesa del quantitative easing di Draghi, che si fa paura da solo pensando a Tsipras; con il petrolio in calo; con il franco svizzero che ha aperto la strada allo sganciamento dal cambio quasi-fisso con l’euro e che potrebbe essere seguito dai paesi del Nord Europa; con l’economia cinese in rallentamento e la progressiva divaricazione tra gestione del dollaro (seguito dalla sterlina) e dell’euro, il “Nuovo contesto mondiale” a cui è dedicata la 45esima edizione del Forum non ha nulla di rassicurante. E puo’ essere interpretato come un simbolo il fatto che, per la prima volta, è all’Italia, con Matteo Renzi, che è stato dato l’onore di aprire i dibattiti. “L’Italia è stata spesso ai margini di Davos – ha spiegato Klaus Schwabe, fondatore del Forum – mentre è decisiva per l’avvenire dell’Europa”. Dopo Renzi, interviene Petro Poroshenko, il presidente dell’Ucraina, portando al centro del dibattito un altro grosso problema internazionale. Ma non ci sarà Putin ad ascoltarlo, perché il presidente russo diserta Davos 2015.

Il terrorismo tornerà in primo piano con la “dichiarazione solenne” in seduta plenaria di François Hollande, il presidente che aveva condannato la “finanza senza volto” in campagna elettorale e che ora ha deciso di andare a vendere ai grandi investitori la Francia business friendly. Sarkozy, primo presidente francese a recarsi a Davos, era andato due volte al Forum. Hollande assicura di aver deciso di partecipare quest’anno per mettere sul tavolo dell’élite finanziaria mondiale la questione climatica, in vista del grande vertice mondiale di fine anno a Parigi. Ma per il presidente francese, a pochi giorni dagli attacchi terroristici di Parigi, sarà anche l’occasione di avere vari incontri bilaterali con leader politici mediorientali. Turchia, Egitto, Giordania, Tunisia, Israele sono presenti con i rispettivi capi di governo (il re per la Giordania).

Non ci sarà invece Mario Draghi, eppure il suo fantasma si aggirerà pesantemente nei corridoi del Forum. Nel bel mezzo dell’incontro, giovedi’ dovrebbe arrivare la notizia più anticipata e anche più contrastata: per lottare contro la deflazione che ha agguantato la zona euro (i prezzi sono caduti dello 0,2% nell’ultimo mese), il presidente della Bce ha deciso di battere moneta, di lanciare un quantitative easing acquistando debito pubblico (mentre contemporaneamente la Federal Reserve e la Bank of England si avviano verso la restrizione monetaria per contrastare una minaccia di inflazione). Quale sarà la forza d’urto dell’acquisto di debito pubblico da parte della Bce? Il braccio di ferro è in corso in queste ore, con la Germania (sostenuta dal fronte del rigore) che frena perché non vuole che la manovra si traduca in un allentamento della disciplina di bilancio. Atene sarà spinta a un Grexit in caso di vittoria di Syriza, se Tsipras non accetterà di fare le concessioni richieste? Davos si apre all’insegna dell’instabilità, politica, geopolitica e monetaria, con la divergenza in crescita tra le economie di Usa e Ue, crescita nel primo caso, recessione nell’altro.