Il 30% dei parlamentari europei che hanno lasciato la politica attualmente lavora per organizzazioni iscritte nel registro delle lobby europee. Per gli ex commissari Ue la percentuale sale al 50%. E dal 2014, 26 ex deputati sono stati assunti da società di consulenza stabilite a Bruxelles. Almeno il 20% dei lobbisti ha lavorato in precedenza per le istituzioni europee e nel caso di Google la quota supera la metà. Infine, un terzo degli ex commissari europei lavora nel settore privato: Uber, ArcelorMittal, Goldman Sachs, Volkswagen e Bank of America Merril Lynch…

Sono questi i dati salienti del rapporto di Transparency International che ha analizzato i cambiamenti di carriera tra le istituzioni Ue e le lobby attive a Bruxelles e dintorni passando al setaccio il curriculum di 485 ex parlamentari e 27 ex commissari europei. Transparency mette in luce il rischio di conflitti di interesse e punta il dito contro le «porte girevoli» tra settore pubblico e privato, sistema che riguarda soprattutto la Commissione europea, vedi il caso dell’ex presidente José Manuel Barroso passato ai vertici di Goldman Sachs, o di Neelie Kroes che ha mantenuto l’incarico in una società mentre era commissaria.