Dopo il cessate il fuoco raggiunto lo scorso 23 ottobre, la riconciliazione interna tra il Governo di Accordo nazionale (Gna) di Tripoli e i rivali dell’est di Tobruk potrebbe aver segnato ieri un’altra tappa importante.

È stato inaugurato in videoconferenza il Forum del dialogo politico libico (Pdf) che prevederà a Tunisi incontri diretti intralibici a partire dal 9 novembre.

Tre gli obiettivi: decidere i nuovi nomi del Consiglio presidenziale, far nascere un governo unificato tra le regioni rivali dell’est (Cirenaica) e dell’ovest (Tripolitania) e creare le basi per nuove elezioni entro 18 mesi. Si tratta di un progetto ambizioso non solo per le finalità ma anche per il gran numero di personalità coinvolte (75).

Per la missione Onu in Libia (Unsmil) parola d’ordine è «inclusività». I partecipanti, si legge in un suo comunicato, rappresenteranno «tutti gli spettri politici e sociali della società libica selezionati da diverse categorie sulla base di principi di equa rappresentanza geografica, politica, tribale e sociale».

Tra i gruppi, continua la nota, c’è una «partecipazione significativa di donne, giovani e minoranze così dal rendere il dialogo inclusivo di tutte le componenti del popolo libico» che saranno rappresentati da una 50ina di personalità. I restanti delegati, invece, saranno 13 esponenti di Tobruk (il braccio politico dell’Esercito nazionale libico, Enl, del generale Haftar) e 13 di Tripoli.

Come era prevedibile, non sono mancate le polemiche per la scelta dei nomi: il Consiglio sociale delle tribù Tuareg, in particolare, ha denunciato la sua esclusione a causa del «pregiudizio e l’emarginazione» nei suoi confronti da parte dell’Onu. Ma per il momento le proteste sono state contenute.

Se scegliere i partecipanti è stata opera ambiziosa, assai complessa sarà invece quella di decidere i nomi del nuovo Consiglio presidenziale costituito da tre membri (un presidente e due vice) che avranno sotto di loro un primo ministro e quindi il governo. Dovrà infatti basarsi su un’azione di delicato equilibrismo tra le tre macroregioni libiche: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan.

Resta intanto l’incognita Fayez al-Sarraj, il premier del Gna, che ha dichiarato a settembre di volersi dimettere per fine ottobre ma che è probabile che resti ancora un altro po’ al timone dell’esecutivo di Tripoli.

Il clima rasserenato in Libia appare ormai un fatto concreto. Ne è prova l’annuncio fatto ieri dalla compagnia petrolifera statale (Noc) della fine del blocco di tutti i giacimenti e terminali di petrolio nel Paese, imposto otto mesi fa dalle forze di Haftar: a riaprire per ultimo è stato il campo di el-Feel gestito dalla Noc e l’italiana Eni.

Nei piani della compagnia nazionale la produzione petrolifera dovrebbe raggiungere gli 800mila barili al giorno entro due settimane e un milione entro un mese. Numeri incoraggianti che sono solo leggermente inferiori a quelli del 2011 pre-“rivoluzione” libica.