In un breve video girato il 30 aprile da Alba Tv, in pieno tentato golpe, i produttori di farina di mais precotta della Comuna socialista José Pio Tamayo a Barquisimeto, si presentano: «Mentre un gruppo di facinorosi attacca la rivoluzione bolivariana, eccoci qui a lavorare: 10 tonnellate in aprile, presto arriveremo a 3.500 kg al giorno. Crediamo nell’unità fra contadini e produttori delle comunas, per la nostra sovranità agricola e alimentare.»

Negli stessi giorni si è regolarmente svolto, nel parco de Los Caobos a Caracas, il Primo incontro nazionale dei produttori di semi autoctoni.
Mentre va in scena il golpe e le minacce esterne non cessano, in Venezuela si è ben consci che la debolezza del paese è nella dipendenza economica dall’esterno, resa fatale dalle pesanti sanzioni. E tutto comincia dal cibo. Così, la risoluzione presidenziale n.16 del 17 aprile insiste sulla produzione di semi per gli «orti di guerra».

Del resto, sottolinea l’agroecologo Miguel-Angel Nuñez, «nella guerra economica che ci fanno, la nostra agricoltura nazionale ha fatto passi avanti. Curiosamente, le statistiche presentate giorni fa dal ministro dell’Agricoltura y tierra, Castro Soteldo, indicano che benché gli investimenti agricoli si siano quasi azzerati rispetto al picco del 2008 a causa delle varie forme di sabotaggio che subiamo, i rendimenti nello stesso periodo sono diminuiti solo del 23%. Significa che i milioni di tonnellate di alimenti prodotti in Venezuela vengono dai piccoli e medi produttori, molto più efficienti nel rapporto costi-benefici rispetto al modello dell’agrobusiness. Riflettiamoci, nel definire nuove politiche agroalimentari. Ed è imperativo eliminare le distorsioni e gli sfruttamenti operati dall’agroindustria privata che paga pochissimo le derrate al produttore e lucra sui prezzi degli alimenti trasformati».

L’anno scorso, nella Marcha Campesina Admirable, centinaia di contadini avevano percorso oltre 400 km per rivendicare il riscatto delle terre contro il latifondo, che non è finito. L’ennesimo tentato golpe sembra paradossalmente agevolare le rivendicazioni di chi, muovendosi nell’ambito dell’eredità chavista e appoggiando il governo, vuole un altro modello produttivo.

Il sito aporrea.org in genere non risparmia Il governo – settimane fa ha ospitato la polemica di un ex ministro dell’Agricoltura nei confronti di quello in carica, a proposito dell’affidamento a privati di una importante realtà agricola a Portuguesa-, ma in questi giorni insiste sulle manifestazioni antigolpe e riferisce che a Caracas la sede della Comuna productiva Indio Caricuao è stata bruciata da guarimberos dell’opposizione.