“Di fronte all’attacco delle destre, noi donne, in Venezuela, siamo in mobilitazione permanente”. Così dice al manifesto la giovane deputata venezuelana Sliw Rodriguez, del Psuv. Dopo aver partecipato all’Assemblea parlamentare euro-latino americana (Eurolat), che si è svolta a Firenze in occasione dei 60 anni dalla firma dei trattati di Roma, oggi interviene al dibattito “Giù le mani dal Venezuela” organizzato dal Partito Comunista (ore 21,15, Circolo San Niccolò Via S. Niccolò), insieme al suo collega Saul Ortega e a Carla Cordero, assistente parlamentare dell’Ufficio del Fronte per la Patria.

A protestare nelle piazze sono soprattutto giovani. Chi sono? E’ vero che si sono anche figli di chavisti? E perché?

La maggior parte dei giovani violenti vengono dalla borghesia, inquadrati e manipolati da un pensiero di estrema destra che li porta ad attaccare altri coetanei che lavorano e s’impegnano per costruire una società diversa. Le reti sociali aumentano la confusione e diffondono false notizie. Guardate quanto costa l’abbigliamento con cui scendono in piazza, le armi che usano, le maschere. Chi potrebbe permettersele? Di certo non un cittadino povero del Venezuela. Le oligarchie li usano come carne da cannone. Io ho 27 anni. Sono stata eletta nel Cojedes, grazie alla legge che impone una presenza paritaria dei giovani e delle donne, fortemente avversata dalla destra. Il deputato più giovane è stato eletto a 21 anni. Sono figlia di maestri, ho potuto studiare grazie alla rivoluzione, prima le famiglie come le mie non avrebbero potuto permettersi di mandare i figli a formarsi all’estero usufruendo di borse di studio gratuite. Tutto per i giovani è gratuito, libri, computer, ipad. Per questo, noi rivoluzionari organizziamo marce alternative, proposte per un paese che vuole andare avanti in pace. Ora partecipiamo alle discussioni sull’Assemblea Costituente, lanciata dal presidente Maduro: per difendere il nostro diritto alla cultura gratuita, al lavoro, allo sport, anche al divertimento che da noi non costa.

Di recente, i media hanno dato molto spazio alla manifestazione delle Damas en Blanco, di opposizione. Ma anche voi siete scese in piazza. Su quali contenuti?

Come donne, siamo in mobilitazione permanente. Il 19 aprile eravamo in 3 milioni ma la marcia è stata oscurata dai media internazionali. Le donne sono leader comunitarie, sono presenti alla pari nello Stato. Fin dalle scuole elementari, i bambini e le bambine imparano i principi di uguaglianza, si studia il pensiero di genere. Il femminismo è la bandiera più forte della rivoluzione bolivariana. Abbiamo un sistema di tutele giuridiche che difende la libertà delle donne, delle lavoratrici, delle indigene, delle madri… L’80% dei Comitati di rifornimento e produzione, i Clap, è composto da donne. Le donne sono le più colpite dalla guerra economica che le obbliga a lunghe code per procurarsi i prodotti regolati e vorrebbe minarne l’autonomia politica. Le donne sono colpite dai femminicidi politici ma anche dalla violenza economica provocata dal fascismo. Ora, insieme ai movimenti Lgbtqi, partecipiamo agli incontri per l’Assemblea costituente. Per esercitare e accentuare il potere popolare sancito dalla costituzione del ’99, che è stata scritta al maschile e al femminile. Lottiamo per una società non violenta che mantenga al centro i diritti, il dialogo e la democrazia partecipata. Per via dell’accaparramento e del blocco economico e finanziario che subiamo quando dobbiamo acquistare all’estero alcune componenti, stiamo vivendo molte difficoltà. Però siamo il secondo paese dopo Cuba per copertura sanitaria gratuita. I nostri medici, formati da quelli cubani, vanno nei settori popolari dove non vogliono andare i figli delle oligarchie: per portare non solo assistenza, ma anche condivisione e empatia. Per questo, chiediamo alle donne e ai giovani dell’Italia e d’Europa che condividono i nostri stessi ideali di respingere le menzogne e di sostenerci: il nostro orizzonte è comune.