Il più cristallino è stato l’ambasciatore egiziano Hisham Badr: dopo l’incontro, lunedì, con il ministro dello Sviluppo economico ha sottolineato come Di Maio abbia scelto l’Egitto come tappa della prima visita all’estero.

Un interesse condiviso dal governo: in un mese e 10 giorni tre membri dell’esecutivo (Salvini il 19 luglio, Moavero il 5 agosto e Di Maio oggi) hanno fatto visita ad al-Sisi. I rapporti si vanno stringendo sempre di più: lo nota la stampa egiziana che parla di «balzo senza precedenti nello speciale rapporto tra Roma e Il Cairo» (il quotidiano Youm7).

Con buona pace della verità sull’omicidio di Giulio Regeni, sempre presente nei comunicati dei ministeri, per niente nelle azioni concrete. Di Maio è arrivato al Cairo ieri sera e ha inaugurato la due giorni egiziana incontrando la comunità italiana.

Oggi alle 11.30 vedrà l’ex generale, autore del golpe del 2013, al-Sisi con cui discuterà di come promuovere «la cooperazione e rafforzare il coordinamento e la cooperazione in tutti i settori».

«Al centro dei colloqui – si legge nella nota del Mise – ci saranno i temi relativi a un lento e graduale rafforzamento della cooperazione bilaterale nei settori dell’energia, delle infrastrutture, economico e commerciale» e «i fatti legati all’omicidio di Giulio Regeni, alla collaborazione tra le nostre Procure». Nel pomeriggio di domani, aggiunge l’ufficio stampa, Di Maio incontrerà un gruppo di imprenditori italiani ed egiziani.

Il 7 febbraio 2016, quattro giorni dopo il ritrovamento del corpo di Giulio, Di Maio scrisse su Fb: «Con questo Governo, la verità sulla vicenda di Giulio Regeni farà la fine dei Marò. […] A giudicare dalle passerelle dei nostri ministri e dalle timide dichiarazioni del premier, anche in questa vicenda, ancora una volta si rischia di preferire gli interessi economici». Passerelle.