Voti a perdere. Sono circa dieci milioni gli elettori europei che sono andati regolarmente al seggio tra giovedì e domenica, ma che hanno scelto una lista esclusa dal conteggio per la distribuzione dei seggi a causa delle soglie di sbarramento esplicite.

Su ventotto, sono tredici i paesi dove sono previsti sbarramenti. In otto paesi (Croazia, Romania, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Repubblica ceca) la soglia è fissata al 5%, in tre (Svezia, Italia e Austria) al 4%, in uno (Grecia) al 3% mentre a Cipro è prevista una soglia più bassa e con un diverso sistema di calcolo.

In Italia le liste escluse sono undici, nell’insieme hanno raccolto oltre due milioni e mezzo di voti. Questa volta nessuna lista si è avvicinata all’asticella del 4% come successe a Fratelli d’Italia 5 anni fa: la lista migliore tra quelle sotto lo sbarramento è stata +Europa ferma comunque al 3.09%.

Non è andata così in altri paesi europei, ad esempio in Slovacchia o in Polonia o in Lettonia, dove la soglia è più alta (5%) e alcune liste non sono riuscite a superarla per un soffio. Il record della sfortuna va a un partito lettone che in italiano potrebbe chiamarsi «associazione delle regioni lettoni» che si è fermato al 4,98% mancando l’ingresso all’europarlamento per qualcosa come ottomila voti.

Tra i tre paesi che hanno la soglia al 3% l’Italia ha però il record della dispersione, nell’insieme tra +Europa, Verdi, Sinistra, Comunisti e altre liste minori (comprese le due neofasciste fagocitate dalla Lega) è andato perduto il 10% dei consensi regolarmente espressi. In Svezia e in Austria questa dispersione arriva al massimo al 2,5%.

Dalle prossime elezioni europee, in base alla decisione del Consiglio europeo 994 del 2018, tutti gli stati che eleggono più di 35 eurodeputati – compresi quindi grandi paesi come Francia, Germania e Spagna – dovranno prevedere una soglia di sbarramento tra il 2% al 5%.