Malgrado le polemiche dimissioni a sorpresa del presidente dell’Istanza superiore indipendente per le elezioni tunisine (Isie), Chafik Sarsar (troppe pressioni, dice lui, tali fa mettere in dubbio libertà e trasparenza del voto), si svolgeranno come previsto entro la fine dell’anno le prime elezioni municipali post “Rivoluzione dei gelsomini”. Lo ha assicurato ieri il presidente della repubblica Beji Caid Essebsi, in un atteso discorso alla nazione che ha toccato i diversi punti della crisi in corso. E che ha  nel mancato decentramento del potere verso le  amministrazioni locali – previsto dalla nuova Costituzione – uno dei suoi nodi.

Intanto rabbia e richieste di «pane e dignità» tornano ad infiammare le zone interne del paese, svantaggiate rispetto alla costa. Una protesta sociale simile a quella che nel 2011 partì da Sidi Bouzid per travolgere il paese e il regime di Ben Ali. Per questo Essebsi nel suo discorso ha annunciato che d’ora in poi ci sarà l’esercito  a difesa dei siti industriali e delle principali fonti produttive (fosfato, petrolio, gas), spesso bloccate dalle proteste dei giovani disoccupati. L’ordine, emanato d’intesa con il Consiglio per la sicurezza nazionale, è destinato a sollevare polemiche.