Solo per lei, il Rosatellum funziona. Almeno all’ombra delle Dolomiti, Maria Elena Boschi conquista il seggio di Bolzano e fa scattare il quorum virtuale con il 41,23%. Ha collezionato 37.793 voti di coalizione, ma 22.731 sono arrivati dalla Südtiroler Volkspartei. Il partito dell’Edelweiss nelle urne, da solo, regge comunque il confronto con la forzista Michaela Biancofiore (22.914). Del resto, Bolzano premia la versione rossoverde di LeU che con Norbert Lantschner arriva al 6,3%, 5.764 consensi. L’italianità fascista di Casa Pound, invece, vale 3.940 voti con la candidatura del consigliere comunale Andrea Bonazza.

Ma il vero sconquasso politico si registra in Trentino con la valanga leghista che si abbatte con oltre 100 mila voti sfiorando il 20%. Terzo partito della regione a un soffio dal M5S, con la Svp per altro arroccata nelle valli dell’Alto Adige. Così perfino l’inossidabile Lorenzo Dellai (erede della Dc di Bruno Kessler, inventore della Margherita e ora sponsorizzato dal ministro Calenda) s’inginocchia nel collegio di Pergine Valsugana al leghista Maurizio Fugatti. Verdetto senza appello: 32.333 voti contro 19.385. È davvero la fine di un’epoca.

In Veneto, la Lega di Salvini raccoglie nelle urne il «buongoverno» seminato da Luca Zaia prima e dopo il referendum autonomista. I serenissimi in versione felpa, ruspa & no euro contabilizzano 542.446 consensi alla Camera: 5 anni fa erano 310.153. In parallelo, M5S raggiunge quota 389.690 partendo dal bacino di 260 mila delle Regionali. Il Pd arretra perfino rispetto al clamoroso tonfo di Alessandra Moretti: 283.153 voti rispetto ai 308.438 del 2015.
Emblematico il collegio di Venezia-Spinea conquistato (come tutti gli altri) dal centrodestra. Al dem Nicola Pellicani 42.179 voti alle spalle anche del candidato grillino. Ma con i 7.938 consensi di Michele Mognato (LeU) avrebbe vinto. Anche per questo Gigliola Scattolin, segretaria del Pd di Venezia, si è dimessa: «È il mio secondo passo indietro, dopo il tentativo di far capire, prima della chiusura delle liste, che disperatamente occorreva ascoltare i circoli sul territorio e meno i cerchi magici».

E adesso sarà durissima per il centrosinistra difendere i municipi di Vicenza e Treviso, dove si torna a votare fra poche settimane in un clima di rinnovato entusiasmo leghista. Si profila un «terzo Veneto» da incubo con due sole dighe: Padova con la maggioranza civica di Sergio Giordani e Belluno con l’anomalo (per il Pd) sindaco Jacopo Massaro.

In Friuli, il centrodestra si prepara a festeggiare il bis alle regionali di fine aprile. Parte dal 42,97% sia pure con la Lega che detta legge grazie al 25,9%. A Trieste la sfida fra ex governatori nel collegio della Camera restituisce uno scenario implacabile: Renzo Tondo Trionfa con 44.998 voti davanti a Vincenzo Zoccano (M5S) con 30.449, mentre Debora Serracchiani resta inchiodata a 30.368 preferenze. E in quello del Senato va perfino molto peggio, perché Laura Stabile con 100.096 voti umilia Riccardo Illy che non ne macina più di 67.267. Così le ambizioni di rientrare in politica dovrebbero proprio essere evaporate.
Tanto più che il M5S con il 24,5% stacca nettamente Pd (18,6) e Fi (10,7), mentre la lista di Bonino con il 3,39 sorpassa LeU. E non va sottovalutato in Friuli che con 8.589 voti Casa Pound pesa perfino più del Patto autonomista dell’ex governatore Sergio Ceccotti che ne ha raccolti 6.788.