Il presidente della Tanzania John Magufuli prosegue lungo la strada del debito vs infrastrutture: «Il paese continuerà a indebitarsi per finanziare i suoi mega progetti infrastrutturali» ha dichiarato il presidente, respingendo le critiche dell’opposizione e le osservazioni dei revisori dei conti sui rischi di ingestibilità del debito. «La Tanzania ha ancora spazio per ulteriori prestiti. Ciò che conta sono i progetti in cui investiamo il denaro preso in prestito» ha aggiunto il presidente, che non ha caso è soprannominato “Bulldozer”. I conti dicono che il debito è passato da 41 trilioni di scellini (circa il 40% del Pil, in Italia è il 132%) durante l’anno finanziario 2015/16 a 46 trilioni di scellini (tra 16 e 17 mila miliardi di euro) nel 2016/17.

Ma per il presidente non ci sono problemi di «sostenibilità del debito». Dice che «ci sono Paesi molto più indebitati, l’importante è investire bene». In particolare i nuovi prestiti saranno indirizzati verso due mega progetti: la linea ferroviaria a scartamento normale e la produzione di energia idroelettrica nella gola di Stiegler sul fiume Rufiji, all’interno del parco di Selous, per fornire 2.100 MW di energia, ma il progetto è controverso e c’è grande preoccupazione per l’impatto ambientale e per la popolazione di un territorio grande quanto la Svizzera: la diga potrebbe avere un impatto negativo sull’uso del terreno a valle, sulla pesca commerciale e sulle industrie agricole e sui mezzi di sostentamento delle comunità locali. Inoltre, la diga avrebbe probabilmente impatti negativi significativi sugli usi del terreno a valle, sulla pesca commerciale e sulle industrie agricole e sui mezzi di sostentamento delle comunità locali. Il parco è riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale e da Parigi ritengono che il progetto possa causare danni irreversibili all’area: la costruzione di una grande non è compatibile con un simile status.

Intanto sei esponenti dei partiti di opposizione sono stati accusati di sedizione e incitamento alla violenza, una mossa marchiata dai critici del governo come tentativo di mettere a tacere il dissenso. Freeman Mbowe, presidente del principale partito dell’opposizione Chadema, è in stato di detenzione insieme ad altri cinque alti dirigenti compreso il segretario generale Vincent Mashinji. «È la nuova normalità in un regime temibile», ha dichiarato Zitto Kabwe, leader del partito di opposizione Act Wazalendo.

Secondo gli esponenti dell’opposizione la tolleranza verso il dissenso è diminuita rapidamente da quando Magufuli è stato eletto presidente nel 2015: due leader dell’opposizione, tra cui un parlamentare, sono stati condannati a cinque mesi di prigione il mese scorso per aver insultato Magufuli. L’Unione europea e diverse ambasciate occidentali hanno espresso preoccupazione per la violenza legata alla politica e chiesto il rispetto dei diritti umani. Critiche anche da parte dei vescovi preoccupati per «l’unità e la pace della Tanzania», a cui il portavoce del governo ha replicato augurando «Pasaka Njema (Buona Pasqua, ndr) a tutti i cristiani».

Secondo il capo della polizia di Dodoma, Gilles Muroto, le critiche sulla mancanza di libertà sono totalmente false e chi oserà protestare finirà con «una gamba rotta e rischia di tornare a casa paralizzato». Tutto chiaro.