Salari su dell’8%. Sulla base di questa «giusta richiesta» – finora inascoltata al tavolo del negoziato – inizia in Sudafrica uno sciopero a tempo indeterminato dei lavoratori metalmeccanici che coinvolge anche industria mineraria, edilizia e logistica.

Lo sciopero è stato indetto dal Numsa (National Union of Metalworkers of South Africa), il sindacato della sinistra radicale che nel 2014 dopo essere entrato in rotta di collisione sia con l’African National Congress di Zuma che con il Partito comunista (Sabc), alleati di governo, per le loro politiche scarsamente incisive sulle disuguaglianze endemiche del Paese, è stato espulso con i suoi oltre 300mila iscritti dalla confederazione Cosatu (Congress of South African Trade Unions), di fatto la terza gamba dell’esecutivo sudafricano. Ma ha mantenuto al tempo stesso le distanze dagli Economic Freedom Fighters, frutto di un’altra espulsione a sinistra, quella di di Julius Malema dai quadri giovanili dell’Anc, formazione considerata dal Numsa troppo autoritaria e populista.