I pesanti scontri registrati ieri a Malakal, capitale dello stato dell’Upper Nile, segnano la fine ufficiale del cessate-il-fuoco siglato lo scorso 23 gennaio in Etiopia tra i rappresentanti del presidente sud-sudanese Salva Kiir e quelli del suo ex vice Riek Machar. L’esercito regolare e i ribelli si accusano a vicenda di aver rotto la tregua attaccando le posizioni dell’avversario. I miliziani in particolare parlano anche di raid compiuti contro le loro basi a sud e a est della città da elicotteri d’assalto ugandesi.

Le truppe di Kampala erano intervenute a sostegno dell’esercito governativo del Sud Sudan durante la vera e propria guerra civile che ha sconvolto da dicembre il più giovane stato del mondo e hanno mantenuto la loro presenza nel paese anche dopo l’accordo. Malakal è un crocevia essenziale per la produzione petrolifera di tutta la regione e proprio per la sua importanza strategica era stata al centro di furiose battaglia anche in gennaio, fino alla riconquista da parte delle truppe governative.