Lo scorso anno hanno portato in piazza oltre quattro milioni di persone e quest’anno vogliono replicare. Sono le femministe cilene e si stanno preparando a scioperare contro il governo di Sebastian Piñera il prossimo 8 marzo.

Come si legge nel comunicato: «Vogliamo la fine di questo governo, pene per chi lo ha sostenuto e la liberazione immediata dei manifestanti incarcerati».

Quest’anno la marcia femminista dovrà affrontare le restrizioni imposte per l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, ma le donne della Coordinadora 8M – organizzatrici dello sciopero dell’8 marzo – non demordono.

«A SANTIAGO LA MARCIA si terrà lo stesso, anche se con le dovute cautele – spiega al manifesto Nuriluz Hermosilla, 62 anni, archeologa e portavoce del movimento – Nel resto del Paese ci saranno diverse iniziative per permettere anche a chi vive nelle zone più colpite dalla pandemia di partecipare all’8 marzo femminista».

Le donne cilene sciopereranno dal lavoro, per la notte dell’8 in tutte le città sono previsti cacerolazos (forma popolare di protesta: si fa rumore colpendo utensili da cucina) e le donne appenderanno un panno dalla propria finestra con su scritto: «In questa casa si appoggia lo sciopero femminista».

«Questo 8 marzo arriva in un momento particolare per il nostro Paese – racconta Hermosilla – Non solo siamo nel mezzo di una pandemia, ma il nostro popolo è in rivolta da oltre un anno».

Nell’ottobre del 2019 in Cile gli studenti hanno iniziato a protestare per l’aumento del costo del biglietto della metro e in pochi giorni oltre un milione e mezzo di persone sono scese in piazza a manifestare a causa delle fortissime disuguaglianze sociali che affliggono il Paese e i disordini continuano ancora oggi.

«I PROSSIMI MESI saranno caratterizzati da una povertà feroce e da una crisi enorme – continua Hermosilla – In Cile è piena estate, ma questo mese c’è stato un picco di contagi e morti causati dal Covid».

La Coordinadora femminista 8M è nata da due anni, non ci sono leader e ogni azione viene decisa collettivamente attraverso riunioni plenarie. Dall’ottobre 2019 a oggi oltre 8mila cileni hanno denunciato di aver subito abusi dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni: torture, pestaggi e detenzioni illegali.

«Come donne siamo state represse molto duramente – dice Hermosilla – insieme alle altre fasce più fragili della popolazioni: i Mapuche (il popolo originario di Cile e Argentina), i poveri e i giovani. Nelle proteste noi donne siamo state punite con l’umiliazione e lo stupro. Due compagne del nostro movimento sono state colpite in pieno viso e hanno perso un occhio».

Nell’ultimo anno la Coordinadora 8M si è distinta per il supporto costante ai manifestanti vittime della violenza delle forze dell’ordine. Come sostiene l’archeologa: «Tutti i giorni siamo in tribunale al fianco delle vittime dello Stato, dei prigionieri politici della rivolta e di chi è stato assassinato durante i disordini. Le proteste e la violenza contro i manifestanti non sono mai terminate. Venerdì ho partecipato a una manifestazione a Santiago e le forze dell’ordine hanno accecato un’altra donna».

Il 19 febbraio Francisca Mendoza, una professoressa di 30 anni, stava manifestando pacificamente a Santiago del Cile quando un proiettile di gomma ha colpito il suo occhio.

LA SORELLA DI FRANCISCA, Paola, giovedì 25 febbraio ha dichiarato durante una conferenza stampa convocata dall’associazione delle vittime di trauma oculare: «In questo momento mia sorella si sta operando e questa è la peggiore tragedia che potesse capitare alla mia famiglia. Voglio dire a chi le ha sparato che non provo odio, perché non ho abbastanza forze per farlo». I casi di persone accecate dalle forze dell’ordine cilene durante le manifestazioni dall’ottobre 2019 a oggi sono oltre 460.

Nel novembre 2019, nel pieno dei disordini, un canto ha fatto il giro del mondo: «Un violador en tu camino» del collettivo femminista cileno Las Tesis. Il canto, ideato dal collettivo, è una forte denuncia che recita: «La colpa non era mia, né per dove mi trovavo, né per come ero vestita. Lo stupratore sei tu. Sono i poliziotti, i giudici, lo Stato e il presidente».

DIVENTATO UN INNO femminista globale, il collettivo Las Tesis è stato nominato fra le 100 persone dell’anno dalla rivista Time. «Il canto “Un violador en tu camino” è stato importantissimo per la rivolta: ha ridato animo ai manifestanti – spiega Hermosilla – Così come la protesta dell’8 marzo scorso: oltre due milioni di persone hanno marciato nella sola Santiago. La lotta femminista e le proteste cilene hanno una connessione fortissima».

Il 25 ottobre scorso si è tenuto un referendum sulla Costituzione cilena: oltre il 78% dei votanti ha deciso di abrogare quella attuale, scritta durante la dittatura militare di Pinochet.

«Come Coordinadora 8M abbiamo deciso di appoggiare e sostenere la campagna di alcune candidate femministe per scrivere la nuova Costituzione», dice Hermosilla. Il prossimo 11 aprile si eleggeranno 155 cittadini che nei successivi due anni avranno il compito di redigere la nuova Costituzione cilena.

«Per cambiare il nostro Paese – ribadisce Hermosilla – dobbiamo modificarlo alla radice: dalla Costituzione e dalla legislatura di base. E vogliamo che in questo processo siano coinvolte le donne».