Meno 28 giorni all’alba. Le autorità spagnole hanno già iniziato il conto alla rovescia di quanti giorni mancano perché venga raggiunta la soglia del 70% della popolazione con la somministrazione completa del vaccino contro la Covid-19. Non che questo numero sia davvero indicativo – ormai sono molti gli esperti che avvertono che la soglia per stare relativamente tranquilli probabilmente è più vicina all’85% o addirittura il 90%, dato che si avvicina sempre più il momento che qualche variante del virus riesca a superare in tutto o in parte le barriere vaccinali. Ma è comunque un traguardo a cui guardano tutte le comunità autonome spagnole e che, come spinge il governo iberico, verrà raggiunto qualche settimana prima del previsto grazie all’acquisto straordinario e balneare di quasi 3 milioni extra di dosi per portare da 16 a 19 i milioni di dosi inoculate in questo mese di agosto.

Questa settimana la Spagna ha superato la soglia del 60% della popolazione generale, cioè circa 28 milioni e 600mila persone, che ha ricevuto tutte le dosi del vaccino (il 68,9% se consideriamo solo i maggiorenni), mentre più del 70% ne ha ricevuto almeno una (il numero arriva all’83.3% se consideriamo solo i maggiorenni). In Europa, solo Malta, l’Islanda, il Belgio e il Portogallo hanno fatto di meglio (oltre a Israele). In totale, in Spagna sono state somministrate già più di 59 milioni di dosi. Intanto l’incidenza accumulata nelle ultime due settimane continua lentamente a scendere, anche se rimane al di sopra dei 500 per centomila abitanti; anche i ricoveri e i decessi vanno rallentando: la settimana scorsa sono morte 262 persone, mentre i ricoverati sono più di 10mila, di cui un quinto nelle unità intensive. Circa il 14% del milione di prove di antigeno e Pcr effettuate la settimana scorsa è risultato positivo.

Molte comunità autonome, come Madrid e la Catalogna, hanno già aperto la vaccinazione ai maggiori di 12 anni e finalmente il paese sta iniziando a rispettare l’impegno di inviare dosi di vaccino a paesi del centro e sud America attraverso il meccanismo Covax. Alla fine della settimana scorsa è iniziato l’invio di un totale di 7,5 milioni di dosi a Perù, Guatemala, Paraguay e Nicaragua, a cui presto si aggiungerà anche l’Ecuador. Si tratta di vaccini Astrazeneca, il cui uso è stato ormai soppiantato quasi del tutto da Pfizer (70% delle dosi inoculate) e, in minor misura, Moderna (11% del totale), mentre il vaccino della Johnson & Johnson (di una sola dose) è molto residuale (intorno al 3%).

L’impegno complessivo del governo spagnolo è quello di donare 22,5 milioni di dosi attraverso il meccanismo Covax. Ma l’obiettivo di vaccinare almeno il 20% della popolazione mondiale è ancora molto lontano (per ora, si aggira attorno all’1%, il che implica che il pericolo che, casualmente, il virus possa mutare mentre continua a contagiare popolazioni ancora largamente suscettibili, è molto elevato).

Data la “risposta positiva” della popolazione rispetto alla vaccinazione, l’esecutivo spagnolo è propenso a non prendere in considerazione l’obbligo di vaccinazione. Anche la nuova ministra dell’istruzione Pilar Alegría proprio lunedì ha ribadito che non obbligheranno i professori a vaccinarsi, dato che ormai quasi tutti l’hanno fatto, e punta su un anno scolastico normalizzato, dove si cercherà di garantire la presenza nelle scuole di ogni ordine e grado. L’ultima parola ce l’avranno però le diverse comunità autonome, che sono quelle che hanno la competenza scolastica, che dovranno pure decidere se seguire le indicazioni ministeriali rispetto al personale di rinforzo che nell’anno scolastico appena concluso si è aggiunto ai docenti abituali. Per il ministero le comunità dovrebbero mantenere il personale extra, anche se a maggio lo stesso ministero e le regioni avevano concordato che si sarebbe potuti tornare al rapporto docenti/studenti prepandemico.

A fine agosto ci sarà una ulteriore riunione per aggiornare il protocollo sicurezza Covid nelle aule.