Grecanico in Calabria, Griko nel Salento. È la lingua neogreca che, forse dall’VIII secolo prima di Cristo, nove comunità calabresi e dodici pugliesi continuano a parlare, cercando di salvare, insieme all’idioma, cultura e tradizioni. Dalla cucina grika arriva lo sceblasti, il nome si può tradurre con «senza forma», pane a base di olive, cipolla, zucchine, zucca gialla, olio, peperoncino, capperi e sale, cotto in forno. Zollino il suo regno. Ma il Salento è anche terra di Taranta. Questo, da Galatina, il duplice filo del nostro itinerario. Fino a pochi decenni fa, la cappella di San Paolo si riempiva ogni 29 giugno di donne tarantate, che esorcizzavano gli effetti del veleno con preghiere e danze. Nel tentativo di ‘cristianizzare’ il rito, la cappella fu intitolata al santo, scampato al morso di un serpente.

Ma poiché le donne davano scandalo mimando atti sessuali e gridando oscenità, fu sconsacrata. Il rosone e i portali conferiscono grande eleganza alla facciata romanico – gotica della basilica di Santa Caterina d’Alessandria; l’interno mostra affreschi del ’400, opera di maestri toscani. All’esterno della cripta di Sant’Anna, XII/ XIV secolo, un altorilievo raffigura una coppia di angeli, sant’Anna e la Vergine con Bambino. Santa Maria della Grotta, ricca di affreschi, era parte di un’abbazia basiliana del IX secolo. Sono ancora visibili le celle dei monaci. Tra gli edifici civili spiccano il Palazzo del Sedile e Palazzo Baldi, XV secolo. Palazzo Orsini, fine ’300, compone con i Palazzi Massa, Vallone e Verdosci l’insieme architettonico di Corte Baldi. Sternatia, dal 4 al 6 agosto, diventa una delle mete della Notte della Taranta. Silenziosa e mistica è la cripta di San Sebastiano, XI secolo. Il martirio del santo è ritratto sul pilastro centrale.

Del 1114 e 1509 gli altri affreschi. Il cuore di Zollino batte piano quando segue il tempo di cottura dello sceblasti, cui dedica una sagra il 2 e il 3 di agosto, e accelera quando il paese accoglie i suoni della Notte della Taranta. A Torrepaduli, frazione di Ruffano, la notte del 15 agosto si svolge la Danza Scherma, variante della Pizzica.

La folla (ronda) si dispone intorno ai due contendenti, che con l’indice e il medio della mano imitano un coltello, sfidandosi al ritmo dei tamburelli. In passato la Danza, occasione per risolvere vecchi dissidi, prevedeva un coltello vero. Dalla navata della Madonna del Carmine si entra nella chiesa rupestre e bizantina che conserva tracce di affreschi e alcune sepolture. Uccio Aloisi, nato e vissuto a Cutrofiano dal 1928 al 2010, è stato un grande cantore della Pizzica. Lo accompagnavano Gli Ucci, gruppo fondato insieme a Uccio Bandello e Uccio Malissano, protagonista di tanti concerti in Italia e all’estero. Cutrofiano mantiene vivo il mestiere del ceramista, che con lo stagninu, l’ombreallaru, lo mpajasegge (l’impagliatore), il traineri (il trasportatore su asino o mulo) ispirò il repertorio di Aloisi. Poco distante dall’abitato, Località San Giovanni, l’ennesima cripta rupestre, VIII – IX secolo, e accanto una chiesetta, una cisterna, un frantoio sotterraneo, una necropoli medioevale.