Una battaglia a mani nude. È quella che medici e infermieri in Romania combattono da quando è esplosa l’emergenza coronavirus. Dal primo caso registrato il 26 febbraio si contano oltre 160 decessi e più di 4mila contagi, numero che si stima essere in realtà dieci volte superiore.

Tra i contagiati, il 15% sono operatori sanitari. Percentuale che arriva al 25% nelle zone più colpite. Tanti, troppi per pensare che il sistema sanitario possa reggere.

Un sistema già gravato da inefficienze, corruzione e mancanza di investimenti. Secondo i dati Eurostat, la Romania è il paese che spende meno in Europa nella sanità, circa il 5% del Pil.

Sin dall’inizio medici e infermieri hanno lamentato la cronica mancanza di dispositivi di protezione. Sui social sono diventate virali le immagini del personale medico costretto a proteggersi con le buste della spazzatura.

Il caso più eclatante è quello di Suceava, tristemente ribattezzata la «Lombardia rumena». In questa cittadina al confine con l’Ucraina che fa circa 100mila abitanti, si sono registrati 33 decessi e 866 contagi. Di questi un quarto sono medici e infermieri. Il direttore aveva ordinato loro di presentarsi al lavoro che fossero contagiati o meno.

L’ospedale poi è stato costretto a chiudere e ora la procura ha aperto un’indagine perché non sarebbero state rispettate le misure di contenimento del contagio.

Una situazione nota da tempo a cui si continua a non dare un’adeguata risposta. Tuttora mancano mascherine, guanti, tute protettive. E così il personale sanitario ha detto basta.

Da Timisoara a Brasov a Orastie a Mioveni è stata un’ondata di dimissioni di medici e infermieri. E chi non si è licenziato, si è messo in malattia o ha fatto richiesta di prepensionamento. Nel solo ospedale di Arad si è dimesso l’intero reparto di malattie infettive.

Una scelta che ha fatto molto discutere. Dalla parte degli operatori sanitari si è schierata Camelia Roiu, la dottoressa che aveva fatto luce sull’incendio del nightclub Collectiv, dove morirono 64 ragazzi, la metà dei quali per infezioni contratte negli ospedali dove erano stati ricoverati.

«Non sono d’accordo nel dare la colpa ai medici. Credo che le autorità, i dirigenti degli ospedali e tutti coloro che sono chiamati a prendere delle decisioni in questi momenti e che ci chiedono di combattere questo virus senza la possibilità di proteggerci, commettano un atto criminale», ha dichiarato Roiu al quotidiano rumeno Libertatea.

In un primo momento il governo ha minacciato di risolvere la questione imponendo al personale sanitario il divieto di licenziarsi.

Giovedì scorso è intervenuto il presidente della Romania Klaus Iohannis chiedendo all’esecutivo di destinare una parte dei fondi europei per erogare un bonus di 500 euro a medici e infermieri impegnati nella lotta al Covid. Ma il governo è sembrato arrancare e ieri di fronte alla débâcle sono arrivate a sorpresa le dimissioni del ministro della Salute e medico Victor Costache.