Sono passati 48 giorni dalle elezioni e più di dieci da quando il parlamento ha sfiduciato il governo di Pedro Passos Coelho e la crisi politica portoghese non è ancora giunta ad una soluzione.

Le numerose ipotesi che si sono susseguite in questi giorni mostrano in modo plastico quanto siano forti le resistenze a un cambiamento che si annuncia essere molto profondo.

Ci si prova in ogni modo a evitare l’esecutivo delle sinistre.

Passos Coelho ha ad esempio proposto di modificare la Costituzione in modo da permettere al presidente della Repubblica di sciogliere la camera anche durante gli ultimi mesi del mandato in modo da potere tornare rapidamente ad elezioni.

Poi ci sono state le dichiarazioni del capo dello stato Aníbal Cavaco Silva che ha ricordato come lui, primo ministro tra il 1985 e il 1995, avesse guidato per 5 mesi un governo «di gestione», lasciando intendere quindi che anche se l’attuale esecutivo sfiduciato durasse ancora qualche tempo, in fondo non ci sarebbero problemi.

Ora siamo alla terza fase, quella delle consultazioni infinite. Ci sono state le parti sociali, gli economisti, i banchieri e alla fine sono arrivati, ieri e venerdì, anche i partiti.

Antonio Costa, segretario generale del Partido Socialista (Ps), deve inoltre fronteggiare una seconda fronda interna (dopo quella organizzata e subito sciolta di Francisco Assis). Al momento i rischi appaiono essere limitati, le persone riunite intorno alle figure di Álvaro Beleza e António Galamba, non sembrerebbero volersi schierare in modo troppo frontale contro la linea di Costa. Si riuniscono, secondo quanto scritto su l’Expresso.pt, semplicemente per vigilare affinché il Ps, ai loro occhi divenuto troppo radicale, non perda la propria identità di partito moderato.

Pretesti insomma. Grandi speranze, sul fronte di chi assolutamente non vuole un’alleanza frentista, provenivano dall’agenzia di rating canadese Dbrs – l’unica che, mantenendo un rating sui titoli del debito pubblico al di sopra di «speculativo», consente alla Bce di operare sul mercato secondario e proteggere il paese dalla speculazione – che tuttavia ha confermato il suo giudizio senza quindi aprire una possibile crisi finanziaria.

Insomma si prende tempo e si perde tempo sperando che qualche cosa accada, tutto questo nonostante la legge di bilancio per il 2016 avrebbe dovuto essere consegnata agli organismi dell’Eurogruppo entro il 15 di ottobre.

Intanto il dialogo a sinistra va avanti e produce i primi significativi risultati.

Giovedì scorso l’Assembleia da Republica, dopo quattro bocciature nelle precedenti legislature, ha detto sì, non ancora in via definitiva, a larghissima maggioranza – 19 voti sono arrivati anche dal centro-destra – all’adozione per le coppie dello stesso sesso.

Ciò che stupisce, se si guarda a quanto succede in Francia, Spagna, ma soprattutto Italia, dove la tematica dei diritti civili ha scatenato l’ira e le manifestazioni delle associazioni «pro famiglia» è la totale, o quasi, mancanza di polemica. Così come era successo qualche anno fa con l’introduzione dei matrimoni omosessuali anche la questione dell’adozione sembra essere un fatto sostanzialmente accettato dalla società lusitana.