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In piena guerra ucraìna, «dialogo d’affari» per un ponte Est-Ovest

In piena guerra ucraìna, «dialogo d’affari» per un ponte Est-OvestIl Forum economico eurasiatico a Baku – Ansa

Asia A Baku forum Italia-Azerbaigian e Russia ormai in «Nord-Eurasia». Intervento di Prodi sulla pace

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

Fra i paradossi generati dalla guerra di Putin all’Ucraina vi è la migrazione sulle rive del Caspio di un forum di dialogo italo-russo avviato oltre 15 anni fa a Verona. Nell’epoca dell’embargo Ue al petrolio che arriva e un blocco mai così massiccio di sanzioni verso Mosca che non ha precedenti, sembra così persistere la stagione del «dialogo degli affari».

Un volo charter ha portato decine di imprenditori e specialisti italiani dell’ex-Urss nella capitale dell’Azerbaigian, dove dal 27 al 28 ottobre si è svolta la XV edizione del Forum, intitolata «Cooperazione economica eurasiatica nel contesto della nuova realtà globale».

GLI ORGANIZZATORI, l’associazione Conoscere Eurasia (Antonio Fallico, plenipotenziario di Intesa San Paolo) e la Camera di commercio italo-azerbaigiana, presente anche Marco Ravazzolo, responsabile Ambiente ed Energia di Confindustria, hanno ricevuto, a fianco dei tradizionali partner russi, un deciso supporto da parte del paese ospite azero (il Ministero dell’Economia è stato co-organizzatore). E tra i partner Gazprobank.

La sede scelta per proseguire il dibattito interrotto non è casuale. Baku, dove per la prima volta venne estratto il petrolio a metà Ottocento, è ridivenuta un’importante fonte d’energia per l’Europa dopo le interruzioni dei canali russi.

A luglio, Bruxelles ha siglato un memorandum volto a raddoppiare le forniture di gas azero, per arrivare ad almeno 20 miliardi di metri cubi (Mm3) entro il 2027 (quest’anno l’export di gas all’Ue salirà a 12 Mm3, rispetto agli 8,1 del 2021). L’Italia è il principale partner commerciale che assorbe il 51,9% delle esportazioni azere, grazie al gasdotto Tap operativo dal 2020. Nel complesso, grazie alla propria politica diplomatica «multivettoriale», l’Azerbaigian trae enormi vantaggi dalla guerra in Ucraina.

OLTRE ALL’ENERGIA, il paese capitalizza la propria posizione di corridoio dei flussi di merci in arrivo via terra dalla Cina lungo la «nuova via della seta», ora bloccati dalla linea del fronte di guerra. Inoltre, Baku ha consolidato lo storico asse strategico con la Turchia, potendo così da posizioni di forza regolare i conti con l’Armenia per il controllo militare della regione del Karabakh. In tale contesto, la stessa Russia deve porsi con accresciuto riguardo verso il vicino meridionale.

L’ambizione del forum è stata di sfruttare la piattaforma offerta da Baku per intervenire in un momento talmente critico nella ridefinizione dei rapporti fra Asia ed Europa in settori quali finanza, tecnologie, industria, trasporti e logistica. Chiamando al dialogo tutti i paesi della “Grande Eurasia”, un’attenzione particolare è stata riservata alle potenzialità dell’India, il cui ministro dell’energia si è rivolto ai partecipanti in collegamento video, sottolineando la crescente importanza delle risorse dell’Unione Economica Eurasiatica (Russia e Kazakistan) per l’economia indiana.

La crisi bellica ha dato al forum di Verona in trasferta una componente inedita di diplomazia pubblica «Pace ed umanesimo» sono stati proposti quali parole chiave, sottolineate in particolare nell’intervento (in video-collegamento) di Romano Prodi, nella sua attuale veste di presidente della Fondazione per la cooperazione mondiale.

GLI APPELLI AL «DIALOGO» ed al «ripristino dei ponti fra Est ed Ovest» si scontrano però con la tragica realtà del conflitto in corso. Sotto i riflettori la delegazione di Mosca. I membri presenti del governo russo (una delegazione di alto livello, con due vicepremier, un vice-ministro degli esteri A. Grushko, un vice ministro allo sviluppo economico) hanno chiarito il significato della «svolta storica» annunciata con un duro proclama in contemporanea da Putin al forum di Valdai.

Nelle parole di Grushko, in Ucraina la Russia sta «ponendo termine a cinque secoli di egemonia coloniale occidentale». Per il vicepremier Alexei Overchuk, la Russia «ha cessato di collocarsi nell’est dell’Europa per concepire la logica del proprio sviluppo quale nord dell’Eurasia», e constatando «l’assenza di spazi di dialogo tra Russia e Occidente» (e dunque l’importanza del forum). Questo il messaggio-sfida agli europei perché «si affranchino dalla tutela americana» e «superino gli ostacoli» che li dividono dai russi «comprendendo le vere ragioni della tragedia in corso».

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