Miracolo della «manovra del popolo»: sono tornati perfino a cantare «Bella ciao». Il Pd in piazza in mattinata davanti a Montecitorio fa sentire la sua voce contro una legge di bilancio che grida vendetta. L’orgoglio di un partito che i sondaggi relegano alla metà dei consensi rispetto alla Lega si materializza soprattutto nei confronti di quel M5s che ha scippato il voto di tanti storici elettori della sinistra. È scandendo il mantra dei 5Stelle: «Onestà, onestà» che i militanti cercano di rianimarsi. Anche se il coro che sembra più sentito è quello verso i propri dirigenti: «Unità, unità».

«DOVETE TORNARE IN STRADA», quasi grida una donna all’ex premier Paolo Gentiloni. «Torniamo a San Giovanni», la storica piazza della sinistra, dice un militante. «Dovete svegliarvi!», sintetizza un altro fra gli (sovra)stimati duemila manifestanti.

In piazza ci sono tutti i capibastone del partito, tranne il senatore di Lastra a Signa Matteo Renzi che non dedica nemmeno uno dei suoi tanti tweet alla manifestazione. Li usa per fare propaganda al suo programma tv su Firenze, facendo infuriare più di un militante, e a segnalare l’intervista della portavoce del Terzo Settore Claudia Fiaschi: entrerà anche lei nel nuovo partito macroniano che i sondaggi accreditano di un misero 5 per cento?

A dettare la linea parlando al megafono è il capogruppo – in teoria – renziano Graziano Delrio: «Di Maio e Salvini sono come due autisti ubriachi che non sanno leggere i cartelli: stanno guidando un autobus e ci portano a sbattere. Oggi parte il nostro anno di mobilitazione nelle piazze», annuncia. «Per impegni familiari fuori Roma presi da tempo, non posso essere lì. Ma bene questa prima mobilitazione davanti alle camere per combattere questa folle manovra. Avanti così, uniti con tutta la nostra forza, per dare all’Italia un futuro migliore», fa sapere il candidato alla segreteria dem Nicola Zingaretti.

IL SUO MAGGIOR SFIDANTE alle primarie di marzo Maurizio Martina c’è e prova ad attaccare maggioranza e governo: «Tolgono ai pensionati, aumentano le tasse, non danno nulla alle imprese. Hanno costretto il parlamento a non discutere, come mai è accaduto nella storia della repubblica. Io credo che con l’iniziativa di oggi e con le iniziative che faremo da gennaio il nostro impegno aumenterà e noi dovremo essere all’altezza dell’alternativa alla deriva che Lega e M5s stanno consumando e penso che tanti italiani si accorgeranno di quanto sia folle questa politica economica. Stanno inchiodando il paese sul crinale più pericoloso e noi non possiamo permettercelo», prova a farsi forza.

IL ROVESCIAMENTO DI RUOLI con il M5S sembra evidente, le accuse analoghe a quelle che lanciavano i cinquestelle dall’opposizione: «Parlamento svuotato, democrazia calpestata». Ma c’è anche il ricorso alla Corte costituzionale sull’iter della legge di bilancio, ricorda Ettore Rosato. «Ora il congresso per un partito aperto», chiede l’altro candidato alla segreteria Francesco Boccia.

L’ASPETTO SU CUI PUNTA di più il Pd per contrastare la manovra – e questo fa capire molto della sua deriva – è l’aumento delle tasse. Quei 13 miliardi in più in tre anni che già nel 2019 alzeranno la pressione fiscale – dopo 5 anni di continuo seppur leggero calo – dall’attuale 42 al 42,4 per cento. Ai 12,9 miliardi di nuove imposte vanno aggiunti i 7,3 di entrate previste dai vari condoni fiscali di cui la «manovra del popolo» è piena. Ma vanno però sottratti i 6,8 miliardi di riduzioni di imposte su imprese, auto, partite Iva e immobili.
In verità gran parte dell’aumento delle tasse – ben 4,26 miliardi – sarà sulle spalle di banche e assicurazioni che però certamente scaricheranno l’aggravio sui consumatori.