«A due settimane dalle elezioni, la confederazione unitaria Dgb e le singole federazioni che la compongono vogliono lanciare un segnale forte a favore di un preciso cambiamento politico». Questo è il motivo per cui, oggi, i sindacati tedeschi scendono nelle piazze di cinque importanti città del Paese: Berlino, Monaco di Baviera, Francoforte, Mannheim e Hannover. Il cambiamento richiesto dalla Dgb è fatto di un salario minimo per legge di almeno 8,5 euro, una riforma dei cosiddetti minijobs, la sospensione dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, un «piano Marshall» per l’Europa al posto dell’austerità, lotta alla povertà, un sistema fiscale più equo e investimenti pubblici in istruzione e infrastrutture.
Sono proposte molto simili a quelle che si ritrovano nei programmi elettorali dei socialdemocratici e dei Grünen, e un po’ più «moderate» di quelle che avanzano i social-comunisti: la Linke vuole un salario minimo più alto (10 euro), il divieto del lavoro interinale, la settimana lavorativa di massimo 40 ore (non 48 come adesso), un reddito minimo garantito (da non confondere con il reddito di cittadinanza) di 1050 euro, l’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Al di là delle differenze, la piattaforma sindacale potrebbe essere certamente un’ottima base comune per un’alleanza delle tre sinistre. Purtroppo, però, non ancora matura.
L’iniziativa principale della giornata di oggi è quella di Hannover (capitale della Bassa Sassonia): sul palco del comizio assieme a Frank Bsirske (vedi intervista, ndr) anche Serena Sorrentino della segreteria nazionale Cgil. A Berlino, di fronte alla Porta di Brandeburgo, sono invece attesi 2mila metalmeccanici che daranno vita a un Metall-Parlament, una «camera di lavoratori» convocata per discutere e approvare simbolicamente leggi diverse da quelle votate dal Bundestag a maggioranza democristiano-liberale.
L’odierna presenza della dirigente Cgil è certamente un fatto molto positivo: nel momento in cui parla al mondo politico del proprio Paese, il movimento sindacale tedesco non dimentica la dimensione continentale dei problemi sociali e il ruolo determinante della Germania nell’aggravarli o nel risolverli. L’invito fatto un’esponente del maggior sindacato di uno stato dell’Europa mediterranea, inoltre, dimostra che i vertici della confederazione unitaria Dgb riconoscono l’importanza strategica delle mobilitazioni sociali nei cosiddetti Krisenländer, i «Paesi in crisi». Mobilitazioni che bisogna fare in modo che nascano, nell’autunno che si avvicina, anche in Italia. E proprio la Cgil dovrà battere un colpo.