Il corteo è sempre più in forse. La presidenza dell’Anpi romana annuncia di volersi dimettere sabato prossimo durante il direttivo provinciale. L’Anpi nazionale, invece, dopo un comunicato in cui chiede al sindaco di Roma Marino di organizzare lui la Festa (e che è stato vissuto dall’associazione romana come un commissariamento) chiede alle delegazioni straniere di tenere lontane le proprie banndiere dai simboli della Liberazione, un riferimento indirizzato prima di tutto alla comunità palestinese e alle associazioni filo Palestina. E’ sempre più nel caos il 25 aprile capitolino dopo che la Brigata ebraica e l’Aned, l’associazione degli ex deportati, hanno annunciato che non parteciperanno al tradizionale corteo di Porta San Paolo. Una decisione maturata dopo lo scambio di insulti avvenuto nella casa della Memoria tra i rappresentanti della Brigata e quelli delle associazioni filopalestinesi che, secondo la comunità ebraica, non dovrebbero partecipare alla manifestazione. Inutili i tentativi di mediazione in quello che sembra ormai essere diventato un dialogo tra sordi. «E’ l’Anpi che organizza la manifestazione, ed è l’Anpi che deve decidere chi invitare e chi no», insiste Yussuf Salman, rappresentante della comunità palestinese a Roma. «Noi l’anno scorso siamo stati aggrediti dagli esponenti della comunità ebraica perché non volevano che partecipassimo con le nostre bandiere. Perché vogliamo esserci? Innanzi tutto perché siamo stati invitati dall’Anpi, secondo perché la presenza nostra e delle bandiere palestinesi in un evento di questo genere mi sembra ovvia e naturale visto che apparteniamo a un popolo, a una terra che è ancora sotto l’occupazione, e quindi anche noi stiamo lottando per liberare la nostra terra».

Lei parla come rappresentante della comunità palestinese. L’Anpi dice però di non aver invitato le associazioni filo palestinesi che invece si sono presentate alla riunione organizzativa in massa.
Non tocca a me rispondere per le associazioni, non è compito mio, ma a questa manifestazione hanno sempre partecipato tutti coloro che riconoscono i valori della Resistenza.

I rappresentanti della Brigata ebraica e degli ex deportati però accusano le associazioni di averli insultati dicendo che non è tollerabile la presenza di uno Stato, Israele, per loro fascista.
Israele è uno stato fascista, antidemocratico che occupa la Palestina da 67 anni.

Sì ho capito, ma che c’entra la Brigata ebraica?
Contro di loro noi palestinesi non abbiamo detto niente. Abbiamo detto che la Brigata ebraica e gli ex deportati sono cittadini italiani, e quindi hanno tutto il diritto di partecipare alla manifestazione. Però abbiamo contestato la presenza della bandiera israeliana, la bandiera di un Paese occupante. Che c’entra quella bandiera con la Liberazione?

Non crede che debba essere l’Anpi a decidere chi può partecipare e con quali bandiere?
Certo, ma ho sentito anche molti esponenti dell’Anpi dire che la bandiera di Israele non c’entra con la manifestazione.

Un’accusa che vi rivolge la comunità ebraica è l’alleanza, durante la guerra, tra il Gran Muftì di Gerusalemme e Hitler.
Queste sono stupidaggini. Possibile che oggi, nel 2015, bisogna parlare di quanto accaduto 70 anni fa in un altro contesto storico? C’era una guerra, e la Palestina veniva regalata dagli inglesi al movimento sionista senza alcun diritto.

Così però si importa il conflitto israelo palestinese nella Festa del 25 aprile. Le sembra giusto?
Non per colpa nostra. Sono loro, Riccardo Pacifici e la comunità ebraica che non capiscono che ormai la politica del ricatto e della prepotenza. non funziona più.

Sfilereste accanto alla Brigata ebraica?
Non abbiamo nessun problema a sfilare con la Brigata ebraica e gli ex deportati. Sono cittadini italiani.

L’Anpi chiede che le rappresentanze straniere siano separate dai simboli della Liberazione. E’ d’accordo?
Mi sta bene, è la manifestazione dell’Anpi e se ha deciso così noi non abbiamo problemi.