Arriveranno delegazioni da tutta Italia oggi a Roma per un corteo nazionale organizzato sotto la firma collettiva di «Movimenti contro la precarietà e l’austerity». Una piazza – l’appuntamento è alle 15 alla metro Piramide – contro la repressione delle lotte sociali, sempre più spesso derubricate a problema di ordine pubblico, come testimoniano le misure cautelari comminate tra Napoli e Roma le scorse settimane, rispettivamente contro il coordinamento dei Precari Bros e i movimenti per il diritto all’abitare capitolini, e le migliaia di denunce accumulate dai movimenti in tutta Italia in pochi anni. Una manifestazione per denunciare anche l’inasprimento della pratiche giuridiche verso fatti di piazza e connessi alla conflittualità sociale.

E’ facile riscontrare un uso sempre più esteso di provvedimenti punitivi e cautelari come obblighi di firma, diffide orali, fogli di via, arresti, e fattispecie di reato come devastazione e saccheggio, costate condanne pesantissime per il G8 genovese e che i pm hanno provato ad applicare anche per gli scontri in piazza San Giovanni del 15 ottobre 2011. Per non parlare dell’accusa di terrorismo rivolta verso quattro giovani attivisti No Tav, accusati di aver incendiato un compressore e da mesi sottoposti a un regime carcerario durissimo. Proprio sul caso di Mattia, Chiara, Niccolò e Claudio è intervenuto il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della commissione per i diritti umani, che con un’interrogazione parlamentare al ministro della giustizia Andrea Orlando.

Da una parte la certezza della pena preventiva per gli attivisti, dall’altra la certezza dell’impunità sostanziale delle forze dell’ordine, come dimostra l’epilogo delle sentenze per le violenze nella caserma Diaz o le sentenze sulla morte di Cucchi, Aldrovandi, Ferulli e, purtroppo, tanti altri. Un’impunità che anche il reato di tortura recentemente licenziato dalla commissione giustizia continua a garantire, configurando la tortura come un reato semplice e non correlato all’attività e le responsabilità del pubblico ufficiale.

Il corteo di oggi è stato preceduto ieri da un momento di dibattito pubblico. La voce dei movimenti – dalla lotta per la casa agli studenti, da chi si batte contro i Cie ai comitati di facchini – si è alternata con gli interventi di avvocati che nelle aule difendono il diritto di resistenza e denunciano i soprusi in divisa, e quelli di giuristi e rappresentanti di associazioni garantiste come Antigone. Al convegno arriva da Torino la notizia della condanna a due anni e due mesi per Paolo e Forgi, i due attivisti arrestati la scorsa estate in Val Susa alla guida di una macchina contenente materiale di vario genere, dalle maschere antigas ai fuochi d’artificio, che per l’accusa doveva servire per assediare il cantiere dell’alta velocità. Il pm aveva chiesto 6 anni di reclusione sottolineando il «salto di qualità criminale» del movimento No Tav.

«Il problema non riguarda solo i movimenti – spiegano gli attivisti – assistiamo a una generale restrizione degli spazi di libertà con l’acuirsi della crisi. Diritto e legalità non sono concetti immobili o un dogma, per questo crediamo che le pratiche di resistenza e riappropriazione non possano che essere legittime di fronte all’ingiustizia crescente e alla crisi della democrazia sostanziale». Il corteo oggi si concluderà al ministero di giustizia e sosterà davanti al carcere di Regina Coeli.