Il 19 gennaio del 2009 l’attivista di sinistra e avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani Stanislav Markelov fu assassinato in pieno centro di Mosca da un commando di neonazisti che lo freddarono con colpi di pistola alla testa.

Una sua amica, la giornalista di sinistra Anastasia Baburova – che gli era accanto – venne colpita al capo: morirà qualche ora più tardi in ospedale. Markelov, nonostante i 34 anni era da tempo impegnato: già a 19 era diventato collaboratore del sindacato indipendente Resistenza Operaia, poi fu militante del movimento socialista russo e parteciperà attivamente all’organizzazione dei Social Forums europei.

Come avvocato si impegnò prima di tutto nella difesa dei militanti antifascisti e anarchici colpiti dalla repressione ma garantì il diritto della difesa anche dei guerriglieri, o presunti tali, ceceni. Anastasia era invece militante di Azione Autonoma una formazione dell’estrema sinistra, anch’essa attiva nei social forum e già giornalista del quotidiano Izvestya prima di essere licenziata per aver difeso il suo punto di vista femminista e antifascista all’interno del giornale. In seguito all’inchiesta della polizia, che per una volta si dimostrò solerte, vennero arrestati qualche mese dopo due neofascisti che verranno condannati in seguito a pesanti pene detentive. Tuttavia i loro complici e/o mandanti non vennero mai alla luce.

Da allora Markelov e Baburova sono diventati i simboli della lotta per una società più giusta, senza razzismi e fascismi. E così ieri a Mosca, in occasione del decennale della loro morte, sfidando un termometro finito ben sotto lo zero, in migliaia sono ritrovati per un corteo che ha attraversato le vie del centro. Presenti attivisti dei movimenti sindacali e di quello femminista, gli striscioni di Azione Autonoma e dei vari gruppi della sinistra moscovita ma anche semplici cittadini.
Naturalmente non è stata una marcia solo celebrativa. Molti i cartelli che denunciavano il clima autoritario che si respira nel paese e la repressione strisciante.

A questo proposito ci sono stati momenti di tensione quando la polizia ha fermato 2 dimostranti che avevano fatto sventolare le bandiere arcobaleno con il pretesto che la legge russa vieta la propaganda pubblica di qualsiasi espressione di identità sessuale non conforme. Altre manifestazioni si sono tenute in alcune città della Russia e perfino a Londra dove i due militanti russi erano conosciuti e apprezzati per la loro attività nel movimento no global. A Kiev dove era stato previsto un presidio di militanti di sinistra per ricordare i due giovani russi assassinati c’è stato il solito vergognoso spettacolo provocatorio, permesso dalla polizia, organizzato dai gruppi neonazisti.

Sputi, pugni, minacce di morte hanno impedito che la manifestazione si tenesse. E in uno dei cartelli esposti, i fascisti sono riusciti a esprimere il loro grado di sobrietà e intelligenza: «Dove non si uccidono i comunisti, c’è il gulag».