Due visite di Donald Trump in persona, una del vicepresidente Mike Pence, due dei figli Ivanka e Donald Trump junior, più 10 milioni di dollari spesi in propaganda televisiva non sono bastati per consegnare la 18° circoscrizione della Pennsylvania al candidato repubblicano Rick Saccone: al momento in cui scriviamo il candidato democratico Conor Lamb aveva 641 voti di vantaggio su oltre 228mila, mentre restavano ancora da scrutinare alcune centinaia di voti per corrispondenza.

Gli esperti, però, danno per certa la vittoria di Lamb, che già nella notte tra martedì e mercoledì, ha festeggiato con i suoi. L’elemento curioso di questa elezione parziale, provocata dalle dimissioni del deputato repubblicano in carica, è che il vincitore resterà in carica solo pochi mesi perché la 18° circoscrizione, disegnata su misura per i candidati repubblicani, sparirà grazie a una sentenza della Corte suprema della Pennsylvania, che l’ha dichiarata incostituzionale.

A novembre, quindi, si voterà in distretti elettorali differenti. Il titanico sforzo dei repubblicani per mantenere il seggio non aveva quindi uno scopo pratico immediato (in ogni caso la loro maggioranza alla Camera rimane solida) ma solo un obiettivo psicologico: prevenire la Blue Wave che si annuncia per le elezioni per il Congresso del prossimo novembre, quando si voterà per 435 deputati e 35 senatori, dimostrando che la mobilitazione degli elettori democratici contro Trump non è sufficiente per rovesciare gli equilibri politici del paese. Obiettivo fallito.

Nelle elezioni di metà mandato, quelle che si tengono negli anni in cui non si vota per il presidente gli americani votano poco: il 35% degli aventi diritto è normale, contro il 60% degli anni in cui è in gioco la presidenza.

Martedì, i democratici hanno raccolto 113.813 voti, contro i 142.000 di Hillary Clinton nel 2016, mostrando quindi una forte capacità di mobilitazione: l’80% dei loro elettori sono andati ai seggi. Al contrario, i repubblicani hanno ottenuto solo 113.186 voti, contro i 213.000 di Trump: appena il 53% dei loro elettori del 2016 hanno sostenuto il candidato del partito.

Questa asimmetria viene dallo spostamento dei voti nei sobborghi residenziali, dove per decenni le promesse dei repubblicani di tagliare le tasse hanno fatto presa.

Guardando la mappa della circoscrizione si nota immediatamente che in Allegheny County, i sobborghi residenziali a sud di Pittsburgh, il candidato democratico Conor Lamb ha fatto il pieno dei voti, con punte del 75-78% in alcuni seggi.

Il candidato repubblicano Rick Saccone ha quasi colmato il divario grazie alle zone rurali della circoscrizione, ma non a sufficienza.

Una dinamica che conferma quanto è avvenuto nei mesi scorsi in Alabama (dove, a sorpresa, i democratici hanno strappato un seggio di senatore), in Kansas, in Montana, nello Utah: ovunque i portabandiera democratici hanno migliorato in modo spettacolare le performance del partito nel 2016 (confermando, se ce ne fosse stato bisogno, che Hillary Clinton era un pessimo candidato).

In media, da quando Trump è in carica, nelle numerose elezioni parziali che si sono tenute i democratici hanno ottenuto 17 punti percentuali in più di quanto avessero ottenuto nel 2016, il che rafforza le loro speranze di riconquistare la maggioranza alla Camera in novembre.

Attualmente i repubblicani hanno 24 seggi di maggioranza e sono in grado di mantenere il controllo della Camera anche perdendo molti voti, grazie al disegno delle circoscrizioni, il famoso gerrymandering, che li favorisce. Tuttavia, tradizionalmente il partito che controlla la Casa bianca ha risultati negativi nelle elezioni di metà mandato. Per di più in alcuni stati quest’anno i confini delle circoscrizioni saranno diversi da quelli del 2016 e i democratici sembrano in grado di portare a votare tutti i loro elettori, insieme a un discreto numero di repubblicani delusi (la percentuale di americani che approvano il modo in cui Trump esercita il suo mandato rimane inchiodato attorno a quota 40%).

Il loro obiettivo è conquistare qualche decina di seggi, rovesciando i risultati del 2010 quando i repubblicani conquistarono 63 seggi grazie a una forte mobilitazione anti-Obama.