«È come una finale di Champions: nessuno vuole mancare». C’è dell’autoironia, ma anche del vero tifo politico nelle battute dei militanti della lista Tsipras. Massimo Torelli, instancabile promotore toscano dell’Altra Europa, racconta che tutto è nato «dalla campagna ’Cambia la Grecia, cambia l’Europa’, un appello lanciato con cento firme (tra le altre quelle di Rodotà, Vendola, Toni Servillo, Andrea Camilleri, ndr). Ora siamo arrivati a 1500 firme». Grande fermento al quartier generale, ieri riunito virtualmente da ogni parte d’Italia con una lunga videoconferenza per mettere a punto gli ultimi dettagli della partenza della ’Brigata Kalimera’. Significa ’buon giorno, e anche qui c’è dell’autoironia: così hanno chiamato la spedizione in Grecia che dal 22 al 25 gennaio seguirà le elezioni presidenziali in cui la sinistra si gioca la sua carta più importante, e non solo per Atene. «Siamo già a 130 confermati, ma ci sono moltissime persone che ci scrivono e chiedono informazioni», spiega Raffaella Bolini, coordinatrice delle relazioni internazionali dell’Arci, membro del consiglio del Forum sociale mondiale e organizzatrice della ’brigata’. «Ci contattano persone di tutti i tipi, giovani, meno giovani, coppie, qualcuno con bambini.Per fortuna si trovano ancora biglietti a 20 euro». Si parte, dunque, ma per fare cosa? «In quei giorni i compagni greci staranno pancia a terra per conquistare fino all’ultimo voto. Noi certo non pensiamo di poter fare neppure un briciolo in aggiunta del grande lavoro che li ha portati fino a questo punto. Però andiamo a portare una testimonianza di vicinanza, di ammirazione per la capacità che hanno avuto di resistere al massacro sociale, e di trasformare la frustrazione in partecipazione solidale e consapevole. Diciamo anche che andiamo ad imparare come si fa». Nonostante l’impegno totale per la campagna elettorale, Syriza sta trovando il tempo di organizzare incontri e confronti con i ’compagni italiani’. «Parteciperemo alla manifestazione di chiusura della campagna e all’attesa dei risultati. Vivremo un momento straordinario per il nostro continente».

Per la sinistra-sinistra d’Italia Alexis Tsipras è praticamente un mito: è stato il candidato presidente alle europee di maggio ma anche il leader ideale inutilmente (almeno fin qui) cercato a casa. Ora la vittoria in Grecia sembra a portata di mano. «E il difficile verrà dopo. Per questo c’è bisogno di un forte movimento permanente di sostegno alla loro battaglia contro la troika», conclude Bolini.

Il dopo-vittoria – ma gli scongiuri sono d’obbligo – è infatti il grande punto interrogativo che in queste ore agita le cancellerie di tutta Europa. E che fa temere per i prossimi giorni di campagna elettorale. Syriza dovrà cercare accordi con altre forze della sinistra moderata greca? E se lo farà, finirà che i nostri seguaci di Tsipras si divideranno come fanno qui da noi, fra alleanzisti e incoalizzabili? «Io in Grecia la penso come in Italia, ed è esattamente come la pensa Tsipras: se hai il 30 per cento e ti serve il 50 per governare, trovare alleati è obbligatorio», spiega Paolo Ferrero, il segretario del Prc che rivendica di essere stato già ad Atene durante le elezioni del 2012, quelle del grande exploit di Syriza. «Se tu puoi guidare l’alleanza, vuol dire che puoi imprimere una direzione al governo. In Italia per noi non è così: se con il 7 per cento ti allei con un partito del 40, vai nella direzione del partito più grande». L’allusione al rapporto con il Pd è tutt’altro che casuale. Ma oggi si parla della Grecia. Intanto fioccano adesioni alla Brigata. Militanti ma anche intellettuali, politici e sindacalisti, come un ritorno di fiamma verso l’internazionalismo dei bei tempi. «Ma no», la chiude Ferrero, «è la consapevolezza che ad Atene si gioca una partita enorme».